Beatrice Lorenzin

Ministro della Salute

La Conferenza internazionaleHealth in the cities” rappresenta l’ideale continuazione della Ministeriale salute tenutasi a Milano e chiude formalmente i lavori della Presidenza italiana 2017 del G7.

Come noto, il 5 e 6 novembre si è svolto nel capoluogo milanese l’incontro con i Ministri della Salute G7 che, dopo due giorni di intensi e fruttuosi scambi di opinioni e di confronti tra i diversi Paesi, si è concluso con la condivisione e sottoscrizione di un Comunicato finale, in linea con gli impegni sottoscritti a Taormina dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In questo comunicato ho voluto che fossero messi in evidenza gli impatti che il cambiamento climatico e i fattori ambientali hanno sulla salute umana e animale, in un approccio “one health”, e l’impegno che noi decisori dobbiamo assumere per raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile, così come definiti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile adottata da tutti i leader mondiali nel settembre 2015.

Per evitare, però, che questi impegni rimangano solo dei “wishful thinking”, è necessario essere concreti e realizzarli. Ecco perché per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile quali, ad esempio, la buona salute e il benessere delle nostre popolazioni, la riduzione delle disuguaglianze, la mitigazione e il controllo del cambiamento climatico, ho inteso che ci si basasse solo su dati oggettivi e sulle più aggiornate evidenze tecnico-scientifiche disponibili.

Questo è lo spirito con il quale l’Italia si è impegnata, in questo G7, nel generare decisioni politiche basate sulla scienza e sulla crescente evidenza dei diversi impatti del cambiamento climatico e del degrado ambientale sui profili sanitari delle nostre comunità.

E lo abbiamo fatto, includendo nella nostra discussione di Ministri della Salute G7 non solo le Organizzazioni/Agenzie specialistiche, ma anche scienziati, ricercatori, professionisti di diversi settori, che hanno partecipato a un esercizio forse insolito, probabilmente il primo in assoluto nella storia del G7, ma ricco e creativo, attraverso la consultazione “Delphi”, in due tappe, che hanno visto l’attivazione e consultazione di oltre 700 esperti internazionali a livello mondiale, i cui risultati hanno determinato un diverso clima di fiducia e credibilità rispetto alle troppo spesso ovvie decisioni G7.

La realtà ci mette di fronte ad un progressivo aumento dell’urbanizzazione che rende le città il luogo fondamentale dove sempre più persone vivono e lavorano. La transizione demografica con il progressivo invecchiamento della popolazione e l’evoluzione epidemiologica con l’esplosione delle patologie croniche pongono nuove sfide per i sistemi di welfare e sanitari del nostro Paese.

Proprio con lo scopo di realizzare città e comunità sostenibili, salubri e in cui nessuno è lasciato indietro, vogliamo consolidare e incrementare l’impegno per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, nonché il loro continuo monitoraggio adottando i metodi scientifici più all’avanguardia.

Come Ministri della Salute abbiamo riconosciuto che alcuni fattori correlati all’ambiente contribuiscono ad aumentare i rischi per la salute, come quelli associati a modifiche nei modelli di trasmissione delle malattie infettive, a eventi climatici estremi, all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, all’innalzamento del livello del mare e acidificazione degli oceani, alla perdita di biodiversità, alla scarsità di acqua, all’insicurezza alimentare e malnutrizione, alla contaminazione degli alimenti e all’aumento dei flussi migratori.

Per tale ragione, siamo determinati a coordinare gli sforzi per:

promuovere l’innovazione;

condividere conoscenze, informazioni e strumenti per il monitoraggio e la previsione dei fattori di rischio;

sostenere sia la resilienza dei sistemi sanitari sia l’espansione della copertura sanitaria con servizi di alta qualità nell’affrontare i bisogni di tutti, lasciando nessuno indietro;

migliorare la preparazione alle emergenze, come la gestione e la risposta alle crisi nei casi di disastri correlati a eventi climatici o altri disastri, epidemie e altre emergenze sanitarie.

Sono queste le diverse sfide che i nostri sistemi sanitari stanno affrontando oggi e quelle che verremo chiamati a gestire in un futuro molto vicino.

La trasversalità delle conseguenze di interventi sul territorio sui quali viviamo richiede approcci di valutazione integrata che includono discipline ambientali, mediche, ingegneristiche, sociali. In tale direzione, il Ministero della Salute può e vuole fornire supporto, anche con i dati derivanti da indicatori di salute e risultati di ricerca, che portano evidenze sulle misure e attività che devono essere intraprese prioritariamente, e che devono essere trasformate in azioni di governo del territorio per migliorare per la salute delle comunità e dell’ambiente. In questi ultimi anni, inoltre, il Ministero della

Salute ha promosso piani e progetti per lo sviluppo di processi partecipativi che avvicinano i cittadini a tematiche che richiedono mutamenti di stili di vita e realizzando obiettivi di prevenzione nel medio e lungo periodo.

Permettetemi di citare, in questo consesso, un italiano famoso, Marco Polo, che più di 700 anni fa già scriveva:“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.

E oggi più che mai, partendo dalle meraviglie della città di Roma, in cui siamo, ma anche di quelle che connotano le vostre città, siamo coscienti che la “bellezza” aiuta, ma non basta a rendere vivibili i luoghi e a generare benessere in chi li abita, e che molte città non riescono a dare risposte alle mutate esigenze e ai bisogni di salute che gli abitanti rivolgono loro, oltre che ai servizi sanitari.

Sappiamo che un ambiente pulito e salubre è fondamentale per la salute e il benessere umano ed  è ormai noto come gli abitanti dei grandi agglomerati urbani, in particolare, ma più in generale, chi vive nelle città, sia più esposto ai fattori di rischio presenti nell’ambiente (nell’aria, nell’acqua, nel suolo , etc.) i quali, interagendo con fattori legati agli stili di vita – quali il fumo di sigaretta, la cattiva alimentazione, l’obesità, la vita sedentaria e, non da ultimo, le esposizioni lavorative – ne aumentano l’impatto negativo sulla salute dei cittadini.

Se guardiamo alla classica definizione di sviluppo sostenibile, esso è “uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”, e che occorre un equilibrio tra le componenti economica, sociale, completate dal principio dell’integrazione della problematica ambientale nelle principali politiche pubbliche. Questa visione “ecologica” applicata alla gestione delle politiche pubbliche ha un sicuro effetto sull’ambiente, preservando le risorse naturali, che sappiamo essere non infinite, e limitando i danni alla salute derivanti da emissioni di inquinanti ed esposizione a fattori di rischio. Per questo è necessaria una crescita culturale che coinvolga, oltre le istituzioni, il mondo imprenditoriale e i cittadini.

Negli ultimi anni le comunità internazionali hanno adottato procedure per la valutazione dello stato ambientale, per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo fondati sul concetto di sostenibilità; l’applicazione di tali procedure è orientata verso la ricerca e l’adozione di politiche di sviluppo compatibili da un punto di vista ecologico e di salute pubblica. Tutto ciò per prevenire gli effetti indesiderati sull’ambiente, causati dall’uomo e dalle sue attività, e non soltanto intervenire affannosamente a posteriori per rimediare ai danni causati.

Per questo, nell’incontro dei Ministri della  Salute del G7 a Milano, ho voluto che fosse rinforzato il sostegno a esercizi e politiche di previsione inter-settoriali, basati sull’evidenza, per ridurre i determinanti di concentrazione dell’inquinamento e promuovere soluzioni  innovative, quali il lavoro intelligente e la mobilità sostenibile, l’energia pulita, come previsto, ad esempio, dalla Rete delle Città Sane  dell’Organizzazione Mondiale della sanità e dalla campagna “Rivivi” (Breathelife Campaign), che sempre l’OMS sta conducendo con la Coalizione per il clima e l’aria pulita (Climate and Clean Air Coalition (CCAC)) e il Programma per l’Ambiente delle Nazioni  Unite (UN Environment).

L’OMS, inoltre, ha lanciato un allerta sull’inquinamento dell’aria, affermando che:

il 92% della popolazione mondiale è esposta ad aria i cui livelli di inquinamento superano i limiti fissati dall’OMS stessa, e che ogni anno

muoiono più di 3 milioni di persone quale risultato dell’esposizione ad aria inquinata;

solo il 12% della popolazione urbana risiede in città che rispettano i limiti OMS, mentre metà di essa è esposta a un inquinamento dell’aria almeno 2,5 volte più alto dei livelli raccomandati dall’OMS ed è perciò interessata da un aumento del rischio di problemi sanitari importanti;

alte concentrazioni di particolato fine e ultra fine sono associate con un alto numero di morti per infarto e disturbi cardiaci, disturbi respiratori e cancro.

Se ritorniamo alla città che ci ospita, lo scorso settembre il nostro Istituto Superiore di Sanità ha comunicato che Roma è l’unica tra le 28 Capitali dell’Ue che ha peggiorato i suoi indicatori di salute negli ultimi anni.

Tutti gli indicatori, da quelli più solidi, come l’aspettativa di vita e la mortalità infantile, a quello per le patologie tumorali, fanno riscontrare un peggioramento della situazione dei cittadini romani rispetto al resto di Italia.

Mi chiedo e vi chiedo, oggi, qui, come possiamo affrontare e migliorare l’ambiente in cui viviamo, per creare benessere e salute.

Noi tutti qui conosciamo i molti fattori che contribuiscono al peggioramento della situazione ambientale nelle aree urbane, così come sappiamo che, per evitarlo, dobbiamo intervenire per il controllo dei vettori di malattia, l’accesso all’acqua salubre, la gestione delle acque reflue e dei rifiuti solidi, ma anche su piani regolatori urbani sostenibili, l’uso di servizi ecosostenibili, il trasporto, l’energia e l’uso del suolo.

In tal senso, bisogna riconoscere che si registrano anche miglioramenti considerevoli in alcune città, a dimostrazione che la qualità dell’aria, in particolare, può essere migliorata mettendo in atto misure politiche a tutela della qualità di vita e della salute dei cittadini, nonché dello sviluppo economico, e che azioni locali portano addirittura a miglioramenti in controtendenza rispetto ad andamenti regionali o nazionali.

Molte iniziative sono state intraprese e si stanno intraprendendo, e il “side event” rappresentato dalla Conferenza internazionaleHealth in the cities” ci arricchisce con esempi di pratiche e di programmi efficienti, ma anche di idee e di proposte innovative che indicano cosa è possibile fare, concretamente, per rendere migliore l’ambiente delle nostre città, per la salute e il benessere di chi le abita.

Ricordandoci, come recita un proverbio navajo, che “…non ereditiamo la terra dai nostri antenati, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli”.