Determinanti sociali della salute nelle città

Scheda a cura del Ministero della Salute

L’aumento della popolazione è costante e nei paesi a medio reddito l’aumento è di 60.000.000 di persone /anno. Il notevole incremento della popolazione nelle aree urbane è legato anche ai fenomeni migratori. La migrazione della popolazione verso le aree urbane si accompagna a cambiamenti sostanziali degli stili di vita rispetto al passato; cambiano le abitudini, cambia il modo di vivere, i lavori sono sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce.

I cambiamenti demografici in corso, che includono l’urbanizzazione, il peggioramento degli stili di vita, l’invecchiamento della popolazione e l’isolamento sociale si riflettono in una crescita costante della prevalenza di diabete.

Il diabete è una delle patologie croniche a più ampia diffusione nel mondo, in particolare nei Paesi industrializzati, e costituisce una delle più rilevanti e costose malattie sociali della nostra epoca, per la tendenza a determinare complicanze sia acute che croniche e per il progressivo spostamento dell’insorgenza verso età giovanili. Nel 2015 l’International Diabetes Federation (IDF) stimava che gli adulti con diabete fossero 415 milioni; in base alle proiezioni, si ritiene che questo numero potrebbe aumentare fino a raggiungere i 642 milioni nel 2040.

Nelle grandi città vivono oggi due terzi delle persone affette da diabete.

Anche in Italia l’urban diabetes è un problema emergente di sanità pubblica, visto che nelle 14 città metropolitane risiede il 36% della popolazione del Paese e circa 1,2 milioni di persone con diabete.

I fattori più importanti alla base della crescita della prevalenza di diabete sono rappresentati dall’invecchiamento della popolazione e dall’obesità.

Con l’aumento della popolazione nelle aree urbane si assiste anche al cambiamento della struttura demografica, a Roma la popolazione è raddoppiata nella città metropoilitana passando da 2,1 milioni nel 1951 a 4,0 milioni nel 2011, e cresce di oltre il 70% nel solo comune capoluogo (da 1.650.000 a 2.618.000 nel 2011). L’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra ultrasessantacinquenni e bambini di 0–14 anni) passa da 35,1 nel 1971 a 144,2 nel 2011. Nello stesso periodo la quota di persone di almeno 75 anni passa da 2,9 a 9,7%. Nel solo Comune di Roma la quota di ultrasettantacinquenni raggiunge il 10,7%. Secondo gli ultimi dati ISTAT (2016), nella città metropolitana di Roma risiedono 4,3 milioni di persone (2,9 nel Comune). Gli stranieri residenti sono oltre 500.000 (il 12,1% a fronte dell’8,3% medio nazionale), di cui 365.000 in città (il 12,7%).

La dimensione media delle famiglie della città metropolitana si riduce: da 3,3 componenti nel 1971 a 2,2 nel 2011, perché aumentano le persone sole (anziani, ma anche giovani). Il fenomeno è più accentuato nei sistemi urbani. In particolare, gli anziani (>64 anni) che vivono soli sono il 28,4% (29,4% nel territorio comunale, mentre la media italiana è 27,1%).

Altro indice che si può correlare alla salute è quello della mobilità. In base ai dati censuari, ogni giorno il 68,3% della popolazione cittadina si sposta per motivi di studio (in circa due terzi dei casi) o di lavoro. Si tratta di circa 1.339.000 persone che in larghissima parte rimangono all’interno del comune di Roma (il 95,8%) per più di una persona su cinque lo spostamento è superiore a 45 minuti.

È evidente lo svantaggio rispetto alla media italiana con il 55% di spostamenti al di sotto dei 15 minuti e solo il 10,7% sopra i 45 minuti. Per gli spostamenti quotidiani per lavoro e studio il 59% delle persone utilizza principalmente un mezzo privato veloce (automobile, moto, motorino, ecc.). Circa il 15% lo fa a piedi o in bicicletta (cosiddetta mobilità lenta) e il rimanente 26% utilizza un mezzo pubblico.

Il modello di mobilità urbana si discosta da quello prevalente a livello italiano per un maggior uso del mezzo pubblico a scapito sia della mobilità lenta sia del mezzo privato.