Urban Health Italian Way

Roberto Pella, Vicepresidente Vicario Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI)

“Tutti noi oggi qui presenti rappresentiamo l’espressione di un ambizioso traguardo che ci siamo posti: mettere al centro delle nostre agende la Salute, implementando in misura crescente azioni prioritarie per il miglioramento degli stili di vita e dello stato di salute del cittadino e delle nostre comunità.”

DAL MANIFESTO AL PARERE CDR E ALLA LETTERA APERTA:

GDL ANCI URBAN HEALTH

Il punto di partenza della nostra azione è stato il ManifestoLa salute nelle città: bene comune”, che ha avuto proprio come primi firmatari il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il Presidente ANCI Sindaco di Bari Antonio Decaro e il Presidente del Consiglio Nazionale ANCI Sindaco di Catania Enzo Bianco.

Il Manifesto delinea gli elementi chiave che possono guidare le città a studiare e approfondire i determinanti della salute nei propri contesti e a fare leva su di essi per escogitare strategie tese a migliorare gli stili di vita e il benessere psico-fisico del cittadino. Ciascuno dei dieci punti elaborati contiene le azioni prioritarie per il raggiungimento di questo obiettivo, promuovendo partenariati e collaborazioni non ancora sperimentati. Il Manifesto è stato certo il punto di partenza per sensibilizzare i Sindaci a considerare la salute nelle città quale azione primaria dell’attività politico amministrativa, tuttavia l’ampia convergenza politica del Documento ha fatto sì che a livello sia dell’Unione Europea sia dell’Assemblea Nazionale ANCI si potesse concretizzare in ulteriori due iniziative.

La prima: un Parere d’iniziativa su “La Salute nelle Città: bene comune” presentato dalla Delegazione italiana presso il Comitato delle Regioni dell’UE, presieduta da Enzo Bianco, e approvato lo scorso 12 maggio a Bruxelles durante i lavori della 123esima sessione plenaria, quasi all’unanimità dei suoi membri, amministratori locali di tutta Europa, dopo un intenso lavoro di coordinamento e condivisione con le Direzioni Generali della Commissione Europea interessate.

La seconda: lo scorso ottobre, in occasione della XXXIVesima Assemblea Nazionale ANCI tenutasi a Vicenza, per la prima volta tutti gli ottomila Sindaci italiani hanno ricevuto una Lettera Aperta, sottoscritta e condivisa da ANCI, Health City Institute, CONI, ISS, Cittadinanzattiva, Rete Città Sane dell’OMS. Tra i suoi contenuti, l’invito all’azione rivolto ai primi cittadini del Paese riguarda nello specifico la maggior attenzione da adottare rispetto alla prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili – un fenomeno definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanita la “nuova epidemia”, di portata tale da compromettere la qualità della vita delle generazioni future.

 

Ecco quindi perché siamo qui: perché costruire le comunità future significa accogliere una nuova visione, scegliere un nuovo paradigma d’azione che coinvolga tutti i soggetti che si occupano dei determinanti di queste malattie, specie nei contesti urbani, dal mondo accademico e della ricerca clinico-scientifica a coloro che hanno saputo intraprendere percorsi responsabili e positivi in ambito sociale e politico, economico, sanitario, non ultimo culturale. La lettera aperta è il primo esempio in Italia di una campagna congiunta di sensibilizzazione su temi rilevanza sociale con l’obiettivo dichiarato di migliorare la qualità di vita dei cittadini e delle generazioni future: rappresenta quindi un passo fondamentale per l’avvio di politiche concrete, richiamando e stimolando l’azione e l’attenzione dei “primi cittadini” sulla necessità e urgenza di promuovere la salute nelle città come bene comune, adottando risoluzioni che possano soddisfare i dieci punti espressi nel Manifesto. Essa sancisce, attraverso la grande alleanza sottoscritta dai suoi firmatari, finalmente le linee di una visione complessiva della questione.

Entrambe le iniziative prendono spunto dal Manifesto e sono una risposta politica alla roadmap espressa nel documento dell’Health City Institute presentato per la prima volta al Tempio di Adriano nel luglio 2016.

Mettendo infine al lavoro circa trenta amministratori locali interessati e attivi sul tema si è costituito, lo scorso 30 maggio, il Gruppo di Lavoro ANCI Urban Health, con l’obiettivo di lavorare con tenacia e assiduità a dei progetti pilota, attraenti anche per partenariati europei e internazionali, replicabili in tutto il territorio nazionale, nelle nostre città, metropolitane e non solo – perché, come sappiamo, il nostro Paese ha un assetto amministrativo che si fonda anche su 6mila (degli 8mila) piccoli comuni che debbono riconoscere, in una comunione d’intenti e di scopi, la volontà di unirsi e fare rete per esprimere la propria potenzialità.

STRUMENTI CONDIVISI CHE TRADUCONO IN AZIONI LA VISIONE

POLITICO-STRATEGICA

Le città e il loro modello di sviluppo sono oggi in prima linea nella lotta contro tutte le criticità connesse alla crescente urbanizzazione e ovviamente la salute pubblica occupa fra queste un posto di primaria importanza. Per agire concretamente sui determinanti della salute, e non con interventi a spot che non risolverebbero i problemi di fondo e non permetterebbero di comprendere a pieno la sfida alla quale siamo chiamati – la sfida per “città inclusive, sicure, sostenibili e capaci di affrontare i cambiamenti” come espresso dal SDG11 dell’ONU, le città oggi devono essere non sono solo motori economici per i Paesi, bensì centri di innovazione in grado di gestire e rispondere alle drammatiche transizioni demografiche ed epidemiologiche in atto. Nelle città i vantaggi per la salute possono essere infatti notevolmente differenti per alcune persone rispetto ad altre e oggi è già noto che in medesimi contesti urbani ci sono aspettative di vita differenti: deve quindi originarsi un cambio di paradigma nell’ideare gli spazi di vita della città, che richiedono un ripensamento strutturale che mettendo al centro delle proposte progettuali il benessere e la salute degli abitanti, passando da un welfare state a un sistema di welfare local.

ORTI DELLA SALUTE

Un primo ambito concreto su cui, come coordinatore del GdL ANCI Urban Health, agiremo sarà la creazione degli “Orti della Salute”, che – attenzione! – non sono gli orti urbani, bensì veri e propri laboratori in cui “coltivare la salute”, sul modello inaugurato e sperimentato alla Casa Bianca da Michelle Obma. Gli Orti della Salute saranno progetti di comunità, di alfabetizzazione ed educazione alla salute, per i quali saranno coinvolti i poli museali, insieme agli agricoltori, ai nutrizionisti e ai professionisti in grado di declinare il modello da proporre nelle scuole e nei territori. Se si pensa che l’Italia registra l’indice di obesità più alto d’Europa, “seminare” il concetto di Salute, “coltivare” la Salute significa lanciare un messaggio importante e forte, di una politica che agisce attraverso il buon esempio per costruire città più sane e salutari, con ricadute positive sulla sostenibilità socio-economica del territorio e il rispetto dell’ambiente.

Coltivare l’idea di un mondo migliore, ove reale sia la possibilità di una politica stabile, duratura, sostenibile per cui aspettativa e qualità della vita debbano crescere per tutti, esprime la piena volontà di costruire i presupposti per un godimento pieno del Diritto alla Salute. A maggior ragione dalla firma, a ottobre 2015, del Milan Urban Food Policy Pact cibo, salute e pianificazione sono campi dove poter al meglio sperimentare politiche congiunte e strumenti operativi che integrino salute e urbanistica. La edible city è infatti un concetto che lascia intravvedere percorsi virtuosi e si fa largo nel dizionario più recente, pur essendo antico quanto Cicerone quando scriveva “Se accanto alla biblioteca avrai l’orto, non ti mancherà nulla”, citazione che ho recentemente ritrovato in un delizioso libro…

MASTERCLASS PER HEALTH CITY MANAGER

In secondo luogo, partendo dalla configurazione attuale delle città, daremo vita a una nuova cultura delle relazioni istituzionali in grado di affrontare il fenomeno dell’inurbazione secondo parametri e logiche interpretative che, pur se adeguati a retroterra ed esperienze locali diversi, abbiano come obiettivo comune l’implementazione di strumenti di partecipazione, di responsabilità e di governance, assunti – a ogni livello – come valore per la città. E come lo attueremo? Attraverso la nascita e la formazione grazie a una masterclass multidisciplinare di una innovativa figura, che chiameremo Health City Manager, il quale si porrà come principale interlocutore per le esperienze e le pratiche di sussidiarietà orizzontale bottom-up, finalizzate alla condivisione di progetti e di responsabilità nei confronti della coproduzione e gestione dei servizi, anche di quelli non convenzionali, generando spazi e occasioni di inclusione sociale.

In questa nuova formulazione, la salute in quanto bene comune potrà divenire un motivo aggregante in grado di far recuperare un senso di titolarità e responsabilità da parte dei cittadini nei confronti degli spazi di vita.

Mirare all’empowerment della persona, al centro della cura individuale e comunitaria, favorirà la capacità sociale della comunità di stare bene nel proprio territorio, attraverso la sua responsabilizzazione e il prendersi cura dei beni comuni; di adoperarsi per far cooperare tra loro tutti gli attori dell’arena urbana, da quelli pubblici dotati di poteri, risorse e mezzi per la cura della salute e del benessere delle popolazioni urbane a quelli civici, disponibili, per la realizzazione degli stessi obiettivi, a mettere in campo energie,risorse, competenze. Attraverso questa figura si assisterà al progressivo passaggio da progetti di piccola scala, limitati nel tempo e dedicati prevalentemente alla sola promozione di stili di vita più sani, a politiche e programmi più estesi che coinvolgeranno il buon governo della salute, lavoreranno sulle questioni della sostenibilità urbana, della pianificazione urbanistica e dell’approccio integrato intersettoriale, consentendo ad esempio minori costi sociali e più anni di vita in salute, per un cosiddetto invecchiamento attivo. Le città sono infatti sempre meno interessate a interventi a breve termine e di tipo dimostrativo in favore, invece, di progetti e programma di medio lungo periodo che “uniscano i puntini”, mettano in relazione i diversi interventi, interrogandosi sui risultati ottenuti con riferimento ai determinanti, alla governance, all’equità, per costruire quell’obiettivo complesso ma raggiungibile che l’Oms ha sintetizzato in “health in all policies”.

TAVOLO NAZIONALE E STATI GENERALI DELLA SALUTE E DEL BENESSERE

Infine, un ultimo progetto che abbiamo in mente di realizzare è la costituzione del Tavolo Nazionale sulla Salute e sul Benessere per l’attuazione, la misurazione e il monitoraggio dei 10 Punti del Manifesto, i cui lavori possano poi confluire nell’iniziativa degli Stati Generali della Salute e del Benessere in Italia.

La contemporaneità vede infatti un mutato quadro di condizioni sociali, di rischi ambientali, il progressivo invecchiamento della popolazione, la drammatica riduzione delle risorse pubbliche ma anche nuove opportunità legate all’innovazione tecnologica e a una nuova economia, nuove richieste riguardanti il benessere, la salute, la coesione sociale. Queste ultime devono tradursi in politiche ordinarie integrate, prevedere l’adattabilità nel tempo delle proposte progettuali, incentivare il ricorso ad azioni e interventi minuti di riparazione e manutenzione del patrimonio pubblico, stimolare il richiamo ad accordi e patti volontari coi cittadini per il mantenimento, la gestione, il decoro degli spazi di vita, dare avvio a pratiche incrementali di rigenerazione urbana, ecc…

Ecco quindi che l’efficacia di un impianto chiaro di obiettivi e strategie espressi in termini di salute e benessere negli ambienti di vita urbana sarà quanto di più utile per favorire l’integrazione tra piani di diverso livello, tra piani e progetti, per alimentare il confronto tra i diversi settori/agenzie della sanità pubblica e dell’urbanistica e tra i piani e programmi di loro emanazione. Infine, il coinvolgimento delle comunità locali e degli stakeholder influirà notevolmente nel determinare il successo/insuccesso dei piani e dei progetti nel perseguire gli obiettivi della salute e del benessere.

CONCLUSIONI

Produrre benessere per i cittadini e per le generazioni future per lasciare città vivibili e un ambiente urbano che promuova la salute come parte fondamentale dell’infrastruttura e delle funzioni delle città sarà la missione che accomunerà e guiderà le nostre scelte, il nostro senso di responsabilità, attribuendo un valore aggiunto alla dimensione locale per il coordinamento dei bisogni espressi. Nel pieno rispetto della cultura del fare, il Sindaco, insieme a ciascun amministratore locale, dovrà saper, e poter, tradurre la propria visione, le proprie idee in fatti, in azioni quotidiane sulle quali sarà mia premura aggiornarvi come coordinatore del Gruppo di Lavoro ANCI Urban Health.

Permettetemi quindi di sottolineare questo ultimo aspetto, in conclusione: nel perseguire gli obiettivi che ci siamo dati, il ruolo del Sindaco è fondamentale, anzi determinante nel plasmare il tessuto della città, o nel rammendarlo – direbbe Renzo Piano, dal suo assetto urbanistico alla garanzia di servizi a misura di cittadino. Le amministrazioni locali devono proporsi come garanti di una sanità equa, divenendo ideatrici di un nuovo paradigma di governance collaborativa tra enti, dove istituzioni, imprese, organizzazioni della società civile e cittadini possano contribuire alla progettazione di un assetto urbano condiviso e armonico.

Se da un lato le esigenze dei cittadini richiedono un ruolo sempre maggiore nella costruzione delle conoscenze e poi, ancor di più, delle decisioni che riguardano la salute, perché hanno un impatto sulla loro vita quotidiana, dall’altro gli Amministratori hanno la necessità di trovare nuovi modi per integrare le competenze degli esperti con la conoscenza che la comunità possiede. I governi locali pur risentendo della crisi finanziaria e operando in condizioni di austerità hanno un’opportunità unica in questo momento storico, hanno iniziato a profondere il loro impegno in ampie strategie intersettoriali per la salute nelle città, a investire nella creazione di ambienti vivibili, sostenibili, e attraenti, nei quali perseguire oltre al miglioramento della qualità dell’ambiente, una maggiore accessibilità alle aree verdi e alle aree di socializzazione per migliorare il fisico e lo psichico, la realizzazione di piste ciclabili e pedonali per muoversi in libertà, per affrontare le sfide che la Città oggi ci pone.

Una “città-fabbrica di benessere” è oggi tra le sfide maggiori per la stessa sanità pubblica che in tutto il mondo si trova a fronteggiare proprio nelle città, non solo l’aumento della popolazione mondiale ma anche l’invecchiamento delle popolazione e la transizione demografica, richiedendo la formulazione di modelli urbani gestiti finalmente a misura di benessere.

Si chiede alla generazione urbana di diventare un’occasione per prevenire il disagio fisico e psichico delle persone e favorire l’integrazione.

La città deve essere essa stessa un fattore di protezione della persona, sia perché è progettata qualitativamente bene sia perché può attivare iniziative di sostegno e di intervento nei confronti dei casi di disagio o di patologie, in modo da contrastarli.

Nessun sistema può resistere senza un reale programma di prevenzione: difendiamo la nostra salute ogni volta che progettiamo e lasciamo alle generazioni future città e comunità resilienti e più in salute.