UNICEF Bambini e adolescenti: il futuro delle nostre città

Francesca Moneti, Head Institutional Advocacy, UNICEF Italia

Nel mondo di oggi, una sempre crescente parte della popolazione – quindi dei bambini e degli adolescenti –  vive in aree urbane. È estremamente importante focalizzare l’attenzione sulla salute nelle città dove, la concentrazione demografica può portare ad importanti vantaggi per quanto riguarda, per esempio, la presenza di servizi sanitari, ma anche a forti rischi come, per esempio, l’inquinamento ambientale o gli incidenti stradali.

Spesso, nel ragionare e nel costruire politiche per favorire uno sviluppo sano delle città e dei loro abitanti si ragiona in termini di popolazione in generale. Anche in vista della loro maggiore vulnerabilità, è importante prestare particolare attenzione alla situazione dei bambini e degli adolescenti e alla promozione del rispetto dei loro diritti.  Ciò significa favorire politiche e assicurare investimenti che siano in linea con principi fondamentali della Convenzione dei diritti dell’infanzia e adolescenza (CRC), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata dall’Italia nel 1991. Tra questi, il Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6), secondo il quale gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, ha una rilevanza ovvia.

È importante inoltre assicurare che politiche e investimenti rispettino gli altri tre principi fondamentali, ossia:

  • La non discriminazione (art. 2): i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minori, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori.
  • Il superiore interesse del bambino (art. 3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità.
  • L’ascolto delle opinioni del minore (art. 12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni.

Avendo tempi di esposizione molto limitati e volendo aggiungere e non ripetere temi già trattati da altri relatori, vorremmo condividere informazioni pubblicate in due studi recenti dell’UNICEF.

Il primo tratta il tema dell’inquinamento dell’aria, focalizzando l’attenzione su pericoli per i bambini che sono al giorno d’oggi poco noti. Il secondo tratta il tema dei bambini nel mondo digitale, tema che, come l’inquinamento, non tocca solo le aree urbane ma che, in virtù della concentrazione dell’uso di strumenti digitali in aree urbane, comporta maggiori rischi e benefici per i bambini e gli adolescenti che vi risiedono. Infine, rimanendo in linea con la promozione complessiva dei diritti dei bambini e degli adolescenti in aree urbane descriveremo in breve l’iniziativa delle Città amiche dei bambini, che può servire da strumento per promuovere la salute nelle città tramite la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi.

La salute fisica dei bambini – e degli adulti: l’inquinamento dell’aria

Secondo lo studio dell’UNICEF, “Danger in the Air: How air pollution can affect brain development in young children” (Pericolo nell’aria: così l’inquinamento atmosferico può compromettere lo sviluppo cerebrale dei bambini) sono circa 17 milioni i bambini con meno di un anno di età – un numero evidentemente elevato – che vivono in aree in cui l’inquinamento atmosferico è di almeno 6 volte superiore ai limiti fissati a livello internazionale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Come già noto, respirando aria inquinata da pulviscolo e altre particelle sospese nell’atmosfera, questi bambini sono a rischio elevato di contrarre infezioni al sistema respiratorio che possono – in casi gravi e per via della carenza di cure – portare anche alla loro morte. La novità sottolineata dallo studio è che respirare l’aria tossica mette potenzialmente anche a rischio il loro sviluppo cerebrale, danneggiando il tessuto cerebrale e minare lo sviluppo cognitivo, con conseguenze che possono essere permanenti.

Le particelle di inquinamento ultrasottili sono così piccole da poter entrare nel flusso sanguigno, arrivare al cervello e danneggiare la barriera ematica cerebrale provocando neuro-infiammazioni. Alcune particelle, come il particolato ultrafine di magnetite, prodotto dal traffico urbano e dalle centrali energetiche, può entrare nel corpo attraverso i nervi olfattivi e l’intestino e, a causa della sua carica magnetica, creare stress ossidativo – noto come causa di malattie neurodegenerative. Altri tipi di particelle inquinanti, come gli idrocarburi policiclici aromatici, possono danneggiare aree nel cervello essenziali nell’aiutare i neuroni a comunicare, alla base dello sviluppo e dell’apprendimento dei bambini.

Il cervello di un bambino molto piccolo è particolarmente vulnerabile perché può essere danneggiato anche da una piccolissima dose di sostanze chimiche tossiche rispetto a quello di un adulto. I bambini sono anche altamente vulnerabili all’inquinamento perché respirano più rapidamente e perché le loro difese fisiche e immunitarie non sono pienamente sviluppate.

Lo studio riporta anche alcune azioni utili per ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sullo sviluppo cerebrale dei bambini. Tra queste, ve ne sono alcune che i genitori possono compiere a casa per ridurre l’esposizione dei bambini a vapori nocivi prodotti da tabacco, stoviglie e riscaldamento a combustione:

  • ridurre l’inquinamento atmosferico investendo in fonti di energia più pulite e rinnovabili per sostituire i combustibili fossili
  • garantire un accesso economicamente sostenibile al trasporto pubblico
  • aumentare gli spazi verdi nelle aree urbane e garantire migliori opzioni per lo smaltimento dei rifiuti in modo da prevenire la combustione all’aria aperta di sostanze chimiche nocive
  • ridurre l’esposizione dei bambini ad agenti inquinanti consentendogli di muoversi nelle ore del giorno in cui l’inquinamento atmosferico è minore
  • garantire loro, nei casi estremi, maschere adeguate per filtrare l’aria
  • creare una pianificazione urbana intelligente, in modo che le principali fonti di inquinamento non siano vicino alle scuole, a cliniche o ospedali
  • migliorare la salute dei bambini per potenziare la loro resilienza, attraverso la prevenzione e la cura della polmonite, la promozione dell’allattamento esclusivo al seno e una buona nutrizione
  • migliorare le conoscenze e il monitoraggio dell’inquinamento. Ridurre l’esposizione dei bambini ad agenti inquinanti e a fonti di aria inquinata è possibile conoscendo innanzitutto la qualità dell’aria che viene respirata.

Salute mentale e fisica dei bambini…e degli adulti: figli dell’era digitale

Il rapporto annuale dell’UNICEFLa Condizione dell’Infanzia nel Mondo 2017: Figli dell’era digitale”, analizza le realtà e gli effetti della tecnologia digitale sulle vite dei bambini e sulle loro condizioni di vita, identificandone sia i pericoli sia le opportunità. I giovani rappresentano il gruppo di età più connesso. Nel mondo, il 71% di loro è online, tasso decisamente più elevato della media (48%) della popolazione totale.

Il rapporto analizza i benefici che la tecnologia digitale può offrire ai bambini più svantaggiati, tra cui coloro che sono portatori di disabilità, crescono in povertà o che sono colpiti da emergenze umanitarie. Questi includono: aumentare il loro accesso alle informazioni, sviluppare competenze per il settore lavorativo digitale e offrire loro una piattaforma per connettersi e comunicare le loro opinioni. Ma il rapporto rivela anche che milioni di bambini stanno perdendo queste occasioni: circa un terzo dei minori nel mondo – 346 milioni in tutto – non sono online, e questo divario (digital divide) aggrava le disuguaglianze e riduce la capacità dei giovanissimi di partecipare a un’economia sempre più digitalizzata.

Il rapporto analizza inoltre come Internet aumenti la vulnerabilità dei bambini a una serie di rischi, fra cui l’uso improprio delle loro informazioni personali, l’accesso a contenuti dannosi e il cyberbullismo, sottolineando che, nonostante la massiccia presenza di bambini online (1 utente di internet su 3 nel mondo ha meno di 18 anni), è stato fatto troppo poco per proteggerli dai rischi del mondo digitale e per aumentare il loro accesso a contenuti online sicuri.

Nel 2016, ben 57.335 URL (indirizzi web) contenevano materiale pedo-pornografico. Di questi, il 60% era ospitato su server situati in Europa e il 37% in Nord America. Il 53% dei bambini abusati e sfruttati per produrre questi contenuti hanno 10 anni o meno. Il numero di immagini di bambini dagli 11 ai 15 anni è in aumento: dal 30% nel 2015 al 45% nel 2016.

La presenza diffusa dei dispositivi mobili, sottolinea lo studio, ha reso l’accesso al web per molti bambini meno controllato e potenzialmente più pericoloso. Reti digitali come il web sommerso (“Dark Web”) e le criptovalute, come i Bitcoin, stanno agevolando le peggiori forme di sfruttamento e abusi, fra cui la tratta e l’abuso sessuale di bambini online ‘su richiesta’.

Solo un’azione collettiva da parte dei governi, del settore privato, delle organizzazioni per i bambini, del mondo accademico, delle famiglie e degli stessi bambini può rendere lo spazio digitale maggiormente accessibile e sicuro per loro.

Le raccomandazioni pratiche per aiutare a indirizzare le politiche, per renderle più efficaci e per individuare pratiche commerciali più responsabili che vadano a beneficio dei bambini includono:

  • fornire a tutti i bambini un accesso a risorse online di alta qualità a costi contenuti
  • proteggere i bambini dai pericoli online – fra cui abusi, sfruttamento, tratta, cyberbullismo ed esposizione a materiali non adatti a salvaguardare la privacy dei bambini e le identità online
  • insegnare l’alfabetizzazione digitale per tenere i bambini informati, attivi e al sicuro online
  • sfruttare il potere del settore privato per migliorare le pratiche e gli standard etici per proteggere e salvaguardare i bambini che accedono al web
  • porre i bambini al centro delle politiche per il digitale.

Città amiche dei bambini (Child Friendly Cities Initiative)

Costruire città a misura di bambino significa in primo luogo migliorare la qualità della vita, non solo per i bambini ma per tutti i cittadini. Il tempo che i bambini passano giocando all’aperto, la possibilità di muoversi in autonomia, di stare a contatto con la natura, ecc., possono essere utilizzati come rilevatori della vivibilità di una città. L’approccio a misura di bambino è forse l’unico che ha il potenziale per unire una serie di tematiche importanti – salute e benessere, sostenibilità, mobilità e sicurezza – e può agire da catalizzatore per l’innovazione urbana.

Le azioni che si possono mettere in atto per realizzare città a misura di bambino variano a seconda del luogo e del contesto locale, ma tutte rispondono alla finalità di tradurre la CRC in realtà empirica, attraverso un processo nel quale è sostanziale la partecipazione del bambino come soggetto sociale che, in accordo con le sue capacità evolutive, deve poter esprimere il proprio punto di vista e la propria opinione.

Il programma UNICEFCittà amiche dei bambini e degli adolescenti” risponde alla finalità di tradurre i 4 principi cardine stabiliti dalla CRC in azioni e pratiche quotidiane e durevoli che migliorano la vita dei bambini nelle città.

A tale scopo sono stati individuati 9 passi, che rappresentano gli ambiti di intervento imprescindibili alla realizzazione del programma:

  1. La partecipazione delle bambine e dei bambini: promuovere un coinvolgimento attivo dei bambini nelle questioni che li riguardano; ascoltare le loro opinioni e tenerne conto nei processi decisionali.
  2. Un quadro legislativo amico delle bambine e dei bambini: assicurare un insieme di leggi, norme e procedure che promuovano e proteggano i diritti di tutti i bambini.
  3. Una Strategia per i diritti dell’infanzia in città: sviluppare una strategia dettagliata e comprensiva, un’agenda per la costruzione di una Città amica delle bambine e dei bambini fondata sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia.
  4. Un’unità di intervento o un meccanismo di coordinamento per i diritti dell’infanzia: sviluppare strutture permanenti di governo locale per assicurare un’attenzione prioritaria alla prospettiva dei bambini.
  5. Una valutazione e un’analisi dell’impatto sull’infanzia: attuare un processo sistematico per analizzare l’impatto sull’infanzia di leggi, politiche e prassi – prima, durante e dopo l’attuazione.
  6. Un bilancio dedicato all’infanzia: assicurare un impegno adeguato di risorse e un’analisi finanziaria a favore dell’infanzia.
  7. Un regolare Rapporto sulla condizione dell’infanzia in città: assicurare un monitoraggio e una raccolta di dati in merito alla condizione delle bambine e dei bambini e dei loro diritti.
  8. La diffusione di una conoscenza sui diritti dell’infanzia: assicurare la conoscenza dei diritti dell’infanzia da parte di adulti e bambini.
  9. Un’istituzione indipendente per l’infanzia: sostenere le Organizzazioni non governative e le istituzioni indipendenti che difendono e garantiscono i diritti umani, un garante o un commissario per l’infanzia, per promuovere i diritti dei bambini.

Il programma si avvia con una delibera di adesione da parte del Comune e prosegue attraverso uno specifico percorso, pur non andando nel dettaglio. I comuni che aderiscono al programma, decidono di attuare i 9 passi e quindi la Convenzione, attraverso l’inserimento di azioni concrete nella loro programmazione politica. Le azioni poste in essere prevedono il coinvolgimento attivo dei bambini, al fine di assicurare una prospettiva attenta ai loro diritti all’interno di tutti i processi decisionali rilevanti.

Il riconoscimento di città amica dei bambini e degli adolescenti è di fatto un riconoscimento dell’impegno che il Comune decide di assumere.

L’iniziativa fu lanciata nel 1996 in seguito ad una risoluzione della seconda conferenza delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani (Habitat II); i suoi contenuti sono coerenti con altre iniziative nell’ambito delle Nazioni Unite, tra cui l’Healthy Cities project dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e quelle del

Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.