Antonio Decaro

Presidente Associazione Nazionale Comuni Italiani, ANCI

Come individuato dal rapporto dell’Oms Europa, i fattori determinanti della salute, a livello sociale, nel contesto urbano, sono i trasporti, l’inquinamento atmosferico, la sicurezza stradale, le infrastrutture sportive, la pianificazione urbana sostenibile, gli spazi pubblici di socializzazione, le aree a verde, la paura reale o percepita.

Tutti temi di cui si occupano i sindaci.

Si capisce bene quindi che il nostro ruolo rispetto alla salute è per certi aspetti ancora più importante di quello del ministro o dei direttori generali delle Asl.

È il sindaco il primo garante per la propria comunità.

Ogni amministratore ha il delicato compito di pianificare una serie di interventi settoriali, che incidono in modo fattivo sulle condizioni di vita delle città, considerando il benessere e la salute beni collettivi, da tutelare.

Esiste un nuovo concetto di salute che non è legato esclusivamente alla sopravvivenza e all’assenza di malattie. Ma comprende le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, gli aspetti psicologici, la vita lavorativa, economica, sociale, culturale. Condizioni per le quali non è più trascurabile il ruolo delle città.

Quando parliamo di healthy city, non parliamo di una città che ha raggiunto particolari risultati nell’assistenza sanitaria. Ma di una città in cui si è capito che la salute è un bene collettivo e si mettono in campo politiche per migliorarla e tutelarla. La salute come bene collettivo e non individuale, richiede un impegno dei sindaci, degli amministratori locali ma anche e soprattutto dei cittadini, in una logica di rispetto delle regole di convivenza civile e di comportamenti virtuosi.

Le amministrazioni locali hanno assunto più iniziative per perseguire questi obiettivi.

Circa 700 dei complessivi duemila interventi finanziati dal bando periferie e promossi dai Comuni, incrementeranno direttamente, incidendo in questi settori, il benessere e la salute delle nostre città.

Il progetto del Comune di Bergamo, per esempio, prevede l’attivazione di reti sociali di quartiere e di servizi di inclusione sociale: individuate aree urbane caratterizzate dalla presenza di gruppi sociali fragili, ipotizza un modello di governance denominato “Reti sociali di quartiere”.

Le Reti sono animate dagli Operatori di quartiere, figure professionali innovative che in via sperimentale hanno avviato la propria attività in alcuni rioni. Compito dell’operatore è quello di facilitare e promuovere la partecipazione di cittadini, enti e istituzioni alla lettura e conoscenza del proprio territorio e alla produzione di risposte congiunte a problemi complessi.

La Città Metropolitana di Bari investe due milioni di euro su aree sportive attrezzate in 11 Comuni.

Come riportato nel progetto, gli interventi di qualificazione dello spazio aperto in chiave ecologica e paesaggistica, soprattutto in ambiti urbani collocati ai margini dell’insediamento, necessitano di una riconfigurazione delle attività che assicurino la riappropriazione dei luoghi da parte degli abitanti e di conseguenza garantiscano il presidio territoriale e la sicurezza urbana.

In questa cornice l’introduzione delle attività sportive in ambiti periferici da rigenerare con consumo di suolo pari a zero, consente l’integrazione di interventi a basso impatto ambientale e a forte valenza ecologica. Nel dettaglio gli interventi prevedono la dotazione sportiva di aree verdi ex novo o preesistenti.

A coniugare sport e salute è il progetto di Modena, che nel suo insieme prevede interventi per la riqualificazione urbana e la sicurezza della periferia nord. Tra questi interventi si prevede la realizzazione di una Casa della Salute intesa non solo come sede fisica ma centro attivo e dinamico della comunità locale per la salute in una logica di processi integrati con altre strutture.

Oltre all’impegno assunto nell’ambito del bando periferie, c’è il bando “Sport Missione Comune” che l’associazione nazionale dei Comuni ha promosso con l’Istituto di Credito Sportivo, mettendo a disposizione nel 2016 e nel 2017 finanziamenti agevolati rispettivamente per 100 e 200 milioni di euro per la realizzazione o riqualificazione di impianti sportivi sicuri ed ecosostenibili nei comuni italiani.

Iniziative coerenti con il piano “sport e periferie”, promosso dal Governo  in convenzione con Coni e Comuni, che riconosce il ruolo centrale dello sport nella rigenerazione delle aree a rischio.

Anche la mobilità sostenibile è uno dei fattori determinanti per difendere quel bene collettivo che è la salute.

L’Anci promuove ormai ogni anno una conferenza nazionale sul tema. E nell’ultima edizione, a Catania, ha presentato una propria ricerca condotta sulle città metropolitane in collaborazione con l’associazione delle aziende di trasporto italiane.

Ebbene, il quadro è ancora critico.In Italia il tasso di motorizzazione è alto: a Roma le auto sono 70 ogni 100 abitanti, mentre a Berlino sono 32, a Madrid 35 e la media europea è di 40 auto per cento abitanti.

Anche l’età media dei bus si è alzata, ora è di 12 anni, incrementando il gap infrastrutturale con i principali paesi europei.

Abbiamo rilevato, però, anche alcuni segnali positivi. In parte grazie ad azioni mirate di chiusura al traffico dei centri storici, oltre a provvedimenti periodici come le domeniche ecologiche, attraverso i quali i sindaci negli ultimi anni sono riusciti a spostare una importante quota del traffico sul trasporto pubblico e su mezzi alternativi come la bici.

Si riducono gli sforamenti dei livelli soglia di pm 10: quindi migliora la qualità dell’aria.

Aumentano le piste ciclabili: a livello nazionale – nel periodo 2008-2015 – la rete si è estesa di altri 1.346 chilometri (+47, 7%). Calano le immatricolazioni di auto.

Qualcosa insomma si muove nella direzione delle healthy city che dovrebbero vedere la circolazione ripartita nella misura di un terzo, un terzo e un terzo tra auto, mezzi pubblici e traffico ciclopedonale.

Ma la salute si persegue      anche educando a stili di vita sana, insegnando la corretta alimentazione fin dai banchi di scuola, facendo sì che le mense privilegino i prodotti a chilometro zero.

La lotta allo spreco alimentare codificata nella carta di Milano firmata in occasione dell’Expo 2015 mira sia a ridurre al massimo lo spreco sia a sviluppare corrette politiche contro le malattie croniche come l’obesità e il diabete.

E vede i sindaci in prima linea.

Cruciale è anche un altro tema, quello dell’elevato tasso di urbanizzazione che porterà in pochi anni il 70 per cento della popolazione mondiale a spostarsi nei grandi centri urbani. Per contrastare questo vero e proprio esodo i Comuni sostengono una agenda per il “Controesodo”.

Il vero problema, infatti, non è la dimensione dei piccoli centri privi di servizi essenziali, ma lo spopolamento che ne determina l’impoverimento.

Servono incentivi mirati, così come previsti dalla legge Realacci sui piccoli Comuni approvata di recente.

Il ruolo del sindaco, in materia di salute, va quindi ben oltre il potere di ordinanza in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica, fissato dall’articolo 50 del Tuel.

A lui spetta il compito di accompagnare la propria città verso il futuro, adoperandosi perché i cittadini vivano in condizioni di maggior benessere.

Ed è quello che noi sindaci vogliamo fare.