Indicatori di salute e benessere nelle città metropolitane italiane

 Stefano da Empoli, Istituto per la Competitività

 “Ogni cittadino ha diritto ad una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano. Bisogna rendere la salute dei cittadini il fulcro di tutte le politi che urbane”

Più della metà della popolazione mondiale, circa il 55%, risiede oggi nelle città ed il trend di aumento è destinato a continuare. Secondo il “World Urbanization Prospects 2018” delle Nazioni Unite, nel 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane. Una condizione che riguarda anche il nostro Paese dove attualmente, su 8000 comuni, le 14 città metropolitane unitamente alle prime 75 città per dimensione rappresentano il 50% della popolazione. Vivere in un’area urbana, e ancora di più in una megalopoli, si accompagna a cambiamenti sostanziali degli stili di vita rispetto al passato; cambiano le abitudini e il modo di vivere, i lavori sono sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce. Fattori sociali e culturali che rappresentano un potente volano per la diffusione delle Malattie Croniche non Trasmissibili (NCDs), un fenomeno che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente definito come la “nuova epidemia urbana”, capace di compromettere la qualità della vita delle generazioni future, lo sviluppo economico e la prosperità delle città. Esempio emblematico è il diabete: 415 milioni persone nel mondo vivono con il diabete e due terzi di loro vivono in città. Una cifra che dovrebbe aumentare fino ai tre quarti entro il 2040. Il concetto di salute non può allora riferirsi meramente alla sopravvivenza fisica o all’assenza di malattia, ma deve comprendere gli aspetti psicologici, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. La promozione di stili di vita salutari che abbiano la possibilità di essere adottati all’interno dei centri urbani deve dunque diventare una priorità da parte dei decisori a livello locale. Alle Amministrazioni locali e regionali spetta allora soprattutto individuare un nuovo modello di governance collaborativa nel quale istituzioni, imprese, organizzazioni della società civile e cittadini possano contribuire alla progettazione di un nuovo assetto urbano, di cui la salute, con le sue molte determinanti, sia un elemento portante.

 

 

L’Health City Institute e il Manifesto “La salute nelle città: bene comune”

 

Proprio allo scopo di supportare le istituzioni e le amministrazioni locali nello studio e nella divulgazione di una cultura della “salute nelle città” è nato Health City Institute (HCI), un think tank indipendente che agisce in prospettiva a supporto dell’implementazione di azioni effettive per la creazione di contesti urbani più sostenibili. HCI offre alle istituzioni un patrimonio di competenze diversificate, mediche, economiche, sociologiche, statistiche e di policy, e accesso a best practice comparate e globali. L’attività di HCI trova le sue fondamenta nelle dieci priorità descritte all’interno del Manifesto “La salute nelle città: bene comune”, al quale ha contribuito ICom con il patrocinio di ANCI, dell’Istituto Superiore di Sanità, di Federsanità ANCI e di Cities Changing Diabetes. Il Manifesto1, discusso e redatto da un Data Analysis Board creato ad hoc, delinea i punti chiave che possono guidare le città a studiare ed approfondire i determinanti della salute nei propri contesti urbani e a fare leva su di essi per escogitare strategie per il miglioramento degli stili di vita e della salute del cittadino. Sulla base di queste priorità e cogliendo l’opportunità dell’inserimento di Roma tra le 8 città che a livello mondiale saranno oggetto di studio per il progetto Cities Changing Diabetes2, HCI ha promosso il progetto C14+ che, in sinergia con il gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci, desidera fornire alle amministrazioni cittadine e alle aziende sanitarie informazioni e conoscenze per contrastare la lotta al diabete urbano in sinergia con le società scientifiche di diabetologia (SID, AMD,SIEDP) e di medicina generale (SIMG). Il progetto consiste nella costruzione di un Osservatorio permanente sulla salute nelle 14 città metropolitane e nelle maggiori città italiane, che opererà in collaborazione con i Comuni, le Università, Le Aziende Sanitarie, gli Istituti di ricerca per produrre analisi specifiche al territorio di competenza, al fine di permettere ai decisori locali di prendere decisioni e attivare soluzioni migliorative della salute dei contesti urbani più popolosi.

Indicatori di salute e benessere nelle 14 città metropolitane: metodologia e classificazione

 

All’interno del progetto, si è voluto fotografare lo stato dell’arte in termini di benessere del contesto urbano e outcome di salute della popolazione ad esso correlati nelle 14 città metropolitane in Italia3, con l’obiettivo di fornire un punto di partenza per costruire proposte di policy a livello locale. Una “healthy city”, così come definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è infatti una città che ha raggiunto un particolare livello di salute pubblica, bensì una città che è conscia dell’importanza della salute come bene collettivo e che, quindi, mette in atto delle politiche chiare per incidere sulle sue determinanti, migliorando in ultima analisi la qualità dell’ambiente urbano. Partendo dalle dieci priorità d’azione contenute nel Manifesto, e a partire da dati statistici pubblicamente disponibili, sono stati scelti 14 indicatori: 6 indicatori relativi allo stato di salute della popolazione nelle città e 8 relativi al benessere del contesto urbano. Gli indicatori relativi allo stato di salute della popolazione selezionati sono4: • Emigrazione ospedaliera in altra regione per ricoveri ordinari acuti su totale delle persone ospedalizzate residenti nella regione, a sintetizzare la capacità dell’assistenza sanitaria locale; • La percentuale di decessi per cause legate ad una vita sedentaria; • La percentuale decessi per cause quali tumori, diabete, malattie e cardiovascolari e delle vie respiratorie; • Il tasso di mortalità da esposizione a PM 2,5; • Il tasso di mortalità da esposizione a NO2; • Il tasso di mortalità da esposizione a O3. Per ciascuno di questi indicatori è stato costruito un indice con valori compresi tra 0 e 15 in modo tale che al valore 1 corrisponda sempre la città che presenta il risultato migliore (maggiormente auspicabile) secondo l’indicatore selezionato. Le città sono state poi classificate in base al valore di ciascuno dei 14 indici così ottenuti. Successivamente ad ogni città è stato assegnato un punteggio finale pari alla somma delle posizioni ricoperte nelle classifiche ottenute per ciascuno degli indici calcolati. La città con il punteggio più basso sarà quella che avrà realizzato complessivamente posizioni migliori per i 14 indici considerati e dunque risultati più auspicabili. Al contrario, un punteggio superiore rispecchia la prevalenza di posizioni peggiori in graduatoria e dunque di risultati meno auspicabili. La sommatoria delle posizioni per ogni città è stata poi utilizzata per dividere le città metropolitane in tre fasce di punteggio a indicare diversi stadi di raggiungimento di risultati positivi in termini di “salute e benessere” del contesto urbano, sulla base delle priorità definite dal Manifesto. Guardando separatamente i 6 indicatori relativi allo stato di salute della popolazione emerge abbastanza nitidamente una situazione migliore in alcune delle città del Centro-Nord, in particolar modo Bologna, Milano e Firenze, per quanto riguarda la capacità dell’assistenza sanitaria e la bassa incidenza di decessi legati ad una vita sedentaria e a malattie quali tumori, diabete, malattie cardiovascolari etc.. A presentare buoni risultati è però anche una città del Mezzogiorno, Cagliari, in cui si registra sia in una bassa incidenza dei decessi legati a stili di vita insalubri, sia un’ottima capacità dell’assistenza sanitaria. La situazione per quanto riguarda i tassi di mortalità da esposizione a PM 2,5 NO2 e O36 è invece più variegata: Milano e Napoli sono le città più in difficoltà in termini di mortalità da esposizione a PM 2,5 e NO2, mentre la mortalità da esposizione a O3 è maggiore al Sud ed in particolare a Palermo, Messina e Catania. Passando al benessere del contesto urbano sono le città metropolitane di Cagliari, Torino e Firenze a registrare la spesa pro-capite più elevata in impianti sportivi, con valori rispettivamente pari a 42€, 32€ e 30€ per abitante, mentre in coda alla classifica troviamo Genova, Palermo e, per ultima, Roma, tutte con valori di spesa pro-capite per impianti sportivi inferiori ai 5€. Cagliari e Torino sono anche tra le prime tre città per densità del verde urbano sulla superficie comunale, insieme a Milano, ma è Firenze a registrare la maggiore incidenza di aree sportive all’aperto sul verde urbano della città metropolitana: ben il 20% del verde urbano fiorentino è costituito da aree sportive all’aperto. Per densità di piste ciclabili si distinguono Torino, Milano e Firenze con un numero di Km di piste ciclabili maggiore o uguale a 90 ogni 100 Km quadrati. In coda si trovano invece Reggio Calabria, Catania e Genova. La disponibilità di aree pedonali è non sorprendentemente massima a Venezia, con 501 metri quadrati ogni 100 abitanti, seguita da Cagliari e Firenze entrambe con più di 100 metri quadrati pedonali ogni 100 abitanti. Ultime in classifica si trovano Palermo, Genova e Reggio Calabria. In base agli indicatori già analizzati, si nota come Cagliari spicchi tra le città metropolitane del Mezzogiorno d’Italia per risultati positivi sia in termini di stato di salute della popolazione che di benessere del contesto urbano. Questo risultato si rafforza ancora se si considera la spesa pro-capite dei comuni per servizi sociali e per servizi di prevenzione e riabilitazione, indici per i quali la città metropolitana di Cagliari risulta prima in classifica con una spesa rispettivamente pari a 229€ pro-capite e 51€ procapite. Cagliari è seguita, rispettivamente, da Bologna e Roma per quanto riguarda la spesa per servizi sociali e da Roma e Venezia per quanto riguarda la spesa per servizi di prevenzione e riabilitazione. Tuttavia, le città metropolitane dove si rileva una percentuale inferiore di famiglie in condizioni di povertà relativa sono Bologna, Firenze e Torino. Questo indicatore è particolarmente polarizzato, con un’incidenza delle famiglie in condizioni di povertà relativa molto più elevata nelle città metropolitane del Mezzogiorno (con valori superiori al 23%) e inferiore nelle città metropolitane del Centro-Nord (con valori inferiori al 9%). Tra le città metropolitane del Centro-Nord è Roma a mostrare la maggiore incidenza di famiglie in condizioni di povertà relativa. Sommando le posizioni assunte da ogni città nei ranking di ciascuno dei 14 indicatori selezionati, emergono 4 città metropolitane con un punteggio inferiore ad 80 (e quindi un maggior numero di posizioni elevate in classifica e dunque risultati auspicabili per i diversi indicatori): Cagliari, Bologna, Firenze e Torino. In particolar modo, è la città metropolitana di Cagliari a mostrare nel complesso un punteggio inferiore (il maggior numero di posizioni alte in graduatoria). Il secondo gruppo è invece formato da 5 città con un punteggio compreso tra 80 e 110 (a sintetizzare posizioni medie nelle graduatorie dei diversi indicatori), anche questa volta dislocate sia al Sud che nelle regioni del Centro-Nord: Venezia, Milano, Roma, Catania e Bari. L’ultimo gruppo è formato invece da quelle città che, allo stato attuale, sembrano avere maggiore strada da percorrere per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del contesto urbano e relativo stato di salute della popolazione, con un punteggio complessivo superiore a 110 (a sintetizzare la prevalenza di posizioni relativamente più basse in graduatoria): Messina, Napoli, Palermo, Reggio di Calabria e Genova. Come si nota, ciò che accomuna queste città non è solo (soprattutto per quanto riguarda Genova) l’area geografica di appartenenza, ma il fatto che siano tutte caratterizzate dalla collocazione sul mare e dalla presenza di porti importanti.

Conclusioni

 

La promozione di stili di vita salutari che abbiano la possibilità di essere adottati all’interno dei centri urbani deve diventare una priorità da parte dei decisori a livello locale. L’Health City Institute è nato proprio allo scopo di supportare le istituzioni e le amministrazioni locali nello studio e nella divulgazione di una cultura della “salute nelle città”, agendo in prospettiva a supporto dell’implementazione di azioni effettiva per la creazione di contesti urbani più sostenibili che, nel lungo periodo, abbiano come risultato quello di ridurre i rischi per la salute della popolazione, garantendo una maggiore aspettativa di vita ma in buona salute, riducendo anche i costi sociali connessi alla gestione della crescente cronicità. Dando un primo sguardo alle 14 città metropolitane in Italia e sintetizzando diverse informazioni sulla base delle priorità definite nel Manifesto per la Salute nelle città e sulla base di dati disponibili pubblicamente, è possibile riconoscere tre gruppi. Un primo gruppo di città “in vetta”, Cagliari, Bologna, Firenze e Torino, mostrano già buoni risultati in termini di benessere del contesto urbano e di salute della popolazione e, soprattutto, di equilibrio tra queste due caratteristiche; un secondo gruppo di città “in avvicinamento”, di dimensioni maggiori o con caratteristiche più complesse da gestire, Venezia, Milano, Roma, Catania, Bari, che presentato risultati prevalentemente medi e che hanno ancora della strada da fare soprattutto in tema di benessere ambientale e sociale (prevalentemente inquinamento e disuguaglianza economica); un terzo gruppo di città “ in cammino”, città del Sud Italia ad eccezione di Genova, dove è invece necessario iniziare una importante riflessione sia in termini di salute che di benessere del contesto urbano, agendo contemporaneamente su più fronti.

 

Per l’Economist Intelligence Unit Vienna città più vivibile del mondo, italiane male

Vienna viene premiata come la città più vivibile del mondo, è quando emerge dal rapporto annuale dell’Economist Intelligence Unit (EIU). La vetta della classifica conquistata da Vienna è un piccolo primato che premia per la prima volta al vertice una città europea, nella particolare classifica che punta a valutare la vivibilità delle città a livello mondiale. Vienna quest’anno ha levato il primato all’australiana Melbourne ed è l’unica città europea della top ten, insieme alla capitale danese Copenaghen che figura al nono posto. La classifica, redatta da EIU, valuta la vivibilità di 140 città e valutando alcuni fattori che vanno dalla stabilità politica e sociale, al tasso di criminalità, all’istruzione, all’accesso alle cure sanitarie. Le italiane non brillano in questa classifica. Milano la troviamo al 46esimo posto (prima di Londra), mentre Roma è sotto, al 55esimo posto (preceduta da altre grandi città europee come Budapest, Dublino e Lisbona). In Europa, Manchester è la città che è cresciuta maggiormente , con una crescita di 16 posizioni arrivando ad essere 35esima, ben 13 punti più avanti di Londra. Il caso di Manchester è significativo anche perché uno dei motivi del miglioramento è stata la capacità di “resilienza”, ovvero la reazioni alla tragedia dell’attacco terroristico al concerto di Ariana Grande che fece 22 vittime, tra cui molti giovanissimi. Il primato di Vienna secondo gli esperti che hanno redatto il rapporto, riflette però una crescita della stabilità delle città europeee. Le città australiane nel complesso risultano quelle con un indice di vivibilità e oltre a Melbourne, per ben sette anni consecutivi al vertice , troviamo tra le prime dieci anche Sydney e Adelaide. Ottima vivibilità in Giappone , con Osaka terza e Tokyo settima e in Canada , dove Toronto è settima. Per maggiori informazioni consultare https://pages.eiu.com/rs/753-RIQ-438/images/The_Global_Liveability_Index_2018.pdf

 

Healthy Cities: le città dove si vive meglio

Amsterdam al top tra le città più salutari al mondo.Nella classifica redatta da Spotahome

La salute sempre di più viene considerata uno dei fattori dove scegliere di vivere, lavorare e fare crescere i propri figli e chi cerca una casa spesso si interroga se dove andrà ad abitare è una città salutare Spotahome, piattaforma internazionale ideata per la ricerca di affitti a medio e lungo termine, ha da poco pubblicato la classifica delle città più salutari del mondo, dove vivere felici e, soprattutto, in salute. Con l’iniziativa “Le città più Salutari”, Spotahome si è messa all’opera per scoprirlo: è stata effettuata un’analisi in 89 città e, per ciascuna di esse, è stata condotta una classificazione tenendo in considerazione 10 fattori chiave relazionati con la salute. Analizzando le ore di sole, le zone verdi, la qualità dell’aria e dell’acqua, conciliare casa e lavoro, giorni di vacanze retribuite, il numero di palestre, l’aspettativa di vita, il numero di fast food, il tasso di obesità negli adulti e i punti di ricarica delle auto elettriche, si creata una classifica mondiale che finisce per non premiare le città italiane, che non vedono nessuna città tra le 89 analizzate. Le due città italiane prese in esame, Roma e Milano, ospitano rispettivamente il 35° e il 61° posto con ranking particolarmente bassi in generale. Ciascuno dei 10 fattori considerati, si è sviluppato in base ai dati disponibili di fonti affidabili e si è standardizzato utilizzando una normalizzazione min-max.

 

Il risultato di ogni fattore è espresso su una scala da 0 a 10. La ricerca è stata effettuata utilizzando i dati disponibili sia di paese che di città. Importante è specificare che per i fattori “Speranza di Vita alla Nascita” e “Conciliazione Vita Familiare e Lavoro” le valutazioni ottenute tengono in considerazione l’andamento del paese e non della singola città. Per esempio, se il paese Francia ha ottenuto un punteggio di 8,42 sul fattore “Speranza di Vita alla Nascita”, allora Parigi, Lione e Marsiglia riceveranno tutte un punteggio di 8,42 punti. Per perfezionare la classifica, si sono inoltre eliminate le città in cui i dati disponibili non erano abbastanza dettagliati o sufficienti per poter condurre una ricerca appropriata. Amsterdam è risultata la città che ha ottenuto il maggiore punteggio con 6,97 con il voto più alto andato all’equilibrio tra vita in famiglia e lavoro. Al secondo posto vi è Oslo, con un voto medio di 6,61, che ha avuto i voti più alti per il numero di aree verdi pro capite e per le tante colonnine di ricarica per le automobili elettriche presenti in città. Sul podio anche Monaco di Baviera (6,6) con una elevata qualità dell’aria e dell’acqua. L’Olabnda vede premiata al quarto posto Rotterdam (6,6), con risultati lusinghieri per aria pulita, per il rapporto vita famigliare-lavoro e per l’aspettativa di nascita. Berlino (6,52), al quinto posto risulta una soluzione ottimale perfetta per chi cerca di conciliare casa e lavoro e per chi vuole muoversi con l’auto elettrica. Tallin, in Estonia, è sesta con un punteggio di 6,36 grazie al numero massimo di palestre per abitante (10/10), ma anche per il rapporto famiglia-lavoro e per la qualità di acqua e aria. Al settimo posto si colloca Vienna (6,31) con un numero altissimo di aree verdi e un’ottima qualità dell’aria. Adelaide, con una media di 6,31. La città australiana emerge per aree verdi. Nona è Helsinki (6,3) con la migliore qualità dell’aria e dell’acqua delle prime 10 città in classifica. Perth chiude la top 10 mondiale In generale, il primato per il numero di aree verdi nelle città va alla Germania. Le città che in assoluto occupano i primi posti per qualità di aria e acqua sono in Nuova Zelanda e in Australia, ma anche nella più vicina Islanda. Le città dell’Europa dell’Est spiccano invece per l’attenzione allo sport: dominano per quantità di palestre Tallin e Belgrado, in Serbia. Riguardo l’aspettativa di vita, invece, è l’Estremo Oriente a svettare con Tokyo al primo posto, e, a seguire, Singapore. Sempre orientali sono le città in cui il tasso di obesità è più basso: vince anche in questo caso Tokyo, seguita da Seoul, Singapore e da Hong Kong. Per maggiori informazioni consultare https://www.spotahome.com/it/citta-salutari-mondo

La Redazione