A cura della Redazione di Urbes

Songdo è una città internazionale dedicata al commercio ed al business.

Un’area di 6,1 chilometri quadrati di terra sottratta al mare sulla costa di Incheon, Corea del Sud, a 65 chilometri a ovest di Seul e collegata all’Aeroporto Internazionale Incheon da un ponte autostradale di 12,3 chilometri, chiamato Incheon Bridge.

Con Yeongjong e Cheongna, fa parte dell’Incheon Free Economic Zone.

Dieci anni di lavoro, 20 miliardi dollari e 1.500 ettari di superficie per una città futuristica, chiamata New Songdo City, che ospiterà 65.000 abitanti offrendo la più alta qualità della vita mai avuta fino ad ora. E al più basso impatto di emissioni inquinanti e di smog luminoso che la tecnologia odierna consente.

Green è aggettivo meritato per una città esperimento unica al mondo. Definita l’Atlantide dell’Estremo Oriente in un ampio servizio dedicatole dall’autorevole quotidiano britannico “The Independent” che descrive Songdo come uno dei più ambiziosi progetti di sviluppo urbano nella storia dell’umanità.

Un paesaggio urbano come nessun altro in Corea. Traffico e trambusto urbani azzerati perchè anche l’inquinamento sonoro è stato considerato dagli architetti e ingegneri che hanno raccolto la sfida urbanistica.

L’immagine è quella di famiglie che stanno rilassandosi in vasti parchi verdi, ognuno firmato da architetti di fama mondiale, e appartamenti ad alta tecnologia “onnipresente”. Cito “The Indipendent” e condivido:

“La metropoli si deve adattare se si tratta di far fronte ai cambiamenti, e Songdo nella Corea del Sud sta guidando la carica per diventare un progetto modello per la città del futuro”.

E aggiungo: si tratta del primo centro urbano intelligente al mondo.

Oltretutto in un momento storico in cui sempre più lo Stato-Nazione perde il contatto con la popolazione e si ha la tendenza a sostituirlo con lo Stato-Città. Come in un passato culla della civiltà, dove tutta una serie di città caratterizzavano cultura, commercio, evoluzione fino al top mai imitato dell’Urbes, Roma, Città-Impero, dove al tempo di Cesare Augusto si concentravano due milioni di abitanti (sui 55 milioni totali dell’intero pianeta).

Città-Stato in un mondo fortemente connesso e quasi senza frontiere, come nel passato centri di commercio, crescita, innovazione, tecnologia e finanza.

Secondo Bruce Katz (Brookings Institution di Washington), co-autore con Jeremy Nowak del libro “The New Localism”: “L’innovazione avviene a causa della collaborazione e ha bisogno di prossimità. Ha bisogno di un eco-sistema denso e l’iperconnessione sta rafforzando la concentrazione di abitanti. Le città hanno quindi sempre più un peso demografico: per la prima volta nella storia, nel 2014, la maggior parte degli esseri umani viveva in città.

E il fenomeno dell’urbanizzazione è in continua forte crescita. Oggi i governi nazionali discutono, legiferano, sempre più distaccati dalla gente. Le città invece agiscono, le città fanno”.

Ma occorre che siano progettate a misura del progresso scientifico e a favore del benessere di chi le vive.

Ed ecco Songdo, progettata per essere sempre orientata nel futuro. Vetrina per l’innovazione e la tecnologia e ispiratrice di futurologi, analisti, sociologi. Un esempio nella visione lungimirante delle città di John D. Kasarda e Greg Lindsay, nel loro “Aerotropolis: Il modo in cui vivremo prossimamente” (Aerotropolis: The Way We’ll Live Next) del 2011, dove si prevedono centri urbani costruiti intorno a grandi aeroporti molto attivi.

E si loda il progetto Songdo, situata vicino all’Aeroporto Internazionale di Incheon, non soltanto per la sua sostenibilità (vanta una carbon footprint [emissione di CO2] significativamente inferiore a quella di altre città di dimensioni paragonabili e utilizza le più recenti tecnologie), ma anche per essere una città nuova, “senza dubbio la più bella in Corea”.

Nel suo controverso best seller del 2009, “20 dollari per gallone: Come l’inevitabile aumento del prezzo della benzina cambierà la nostra vita in meglio” ($20 Per Gallon: How the Inevitable Rise in the Price of Gasoline Will Change Our Lives for the Better), il futurologo Christopher Steiner predice un futuro economico globale triste, in cui il crescente costo della benzina costringerà a un cambiamento culturale su vasta scala.

In una nota positiva, Steiner vede Songdo come un miglioramento rispetto agli approcci tradizionali allo sviluppo urbano e un modello da replicare altrove.

Steiner sottolinea: “Mentre Dubai è stata un’orgia sfrenata costruita sull’eccesso, con edifici e strade che spuntano dove atterra denaro, la nuova città di Songdo è stata progettata nella tradizione meticolosa del programma del 1791 di Pierre-Charles L’Enfant per Washington DC”.

Quello che emerge in entrambi i libri è la forte, positiva approvazione di Songdo e di ciò che rappresenta: una città costruita da zero, che tiene conto delle preoccupazioni del ventunesimo secolo sulla sostenibilità e la qualità della vita, mentre serve da tabella di marcia per altre iniziative simili in altri Paesi.

Inoltre, Songdo è potenzialmente un modello di città ideale che può anche risolvere, attraverso la tecnologia e l’innovazione, l’eccessiva concentrazione di popolazione, la carenza di alloggi, la congestione del traffico e l’inquinamento ambientale di Seul.

Vista dal 52° piano della First world tower – la prima unità residenziale, inaugurata nel gennaio del 2009 – la città sudcoreana di Songdo sembra un plastico in scala reale: le linee rette delle strade, ampi boulevard semideserti e con le strisce di un bianco smagliante, incorniciano quadrilateri da cui svettano grattacieli di vetro e acciaio alternati a gruppi di condomini poco più bassi. Qua e là, lotti di terra ancora liberi e qualche gru in movimento danno l’idea di trovarsi in un enorme cantiere. Migliaia di alberelli sottili puntellano i pocket park (parchi tascabili) di dichiarata ispirazione londinese – piccole aree verdi tra un edificio e l’altro – e popolano il Central park, un rettangolo di 40 ettari attraversato da un serpente d’acqua che i progettisti hanno chiamato Canal grande.

Gli edifici sono costruiti secondo i principi della sostenibilità ambientale – risparmio energetico, riutilizzo dell’acqua, sistema innovativo di gestione dei rifiuti

(non ci sono cassonetti per le strade di Songdo, i rifiuti dalle abitazioni finiscono direttamente in strutture di raccolta e smaltimento sotterranei grazie a un sistema pneumatico centralizzato). Ciò elimina la necessità di avere la flotta di camion della spazzatura che si vedono fare la raccolta alla mattina nella maggior parte delle città e che dà luogo a una riduzione del traffico, al rumore correlato e all’emissione di anidride carbonica.

Gli appartamenti sono connessi tra loro e con gli uffici pubblici per ricevere vari tipi di servizi, anche di assistenza medica, comodamente da casa in videoconferenza. Ma tanta efficienza, per ora, sembra non essere bastata ad attirare grandi masse. Anche se le previsioni sono quelle di un boom entro il 2020.

Oggi, il Distretto internazionale degli affari (IBD) di Songdo vanta 1,27 milioni di metri quadrati di spazio certificato LEED (Leadership in Energy & Environmental Design). Insieme a continui piani per soddisfare gli standard LEED per le nuove costruzioni all’interno della maggiore Zona economica libera di Incheon (Incheon Free Economic Zone), un impianto d’avanguardia per la cogenerazione dell’energia elettrica raccoglie il calore residuo, che viene utilizzato per scaldare edifici all’interno della città.

Secondo il piano progettato dalla Kohn Pedersen Fox, il 40 per cento del distretto internazionale degli affari (IBD) di Songdo è stato designato come spazio aperto. Guardando giù dal piano di osservazione del Northeast Asia Trade Tower, il forte impegno a fornire spazi aperti risulta evidente negli oltre 40 ettari del Parco centrale, nei canali, nei percorsi pedonali e nelle piste ciclabili, un contrasto con l’alta densità urbana che si trova in gran parte della maggiore area metropolitana di Seul.

Il Distretto internazionale degli affari (International Business District, IBD) di Songdo sorge su terra bonificata della costa occidentale della Corea del Sud.

La tecnologia avanzata e il carattere internazionale di Songdo hanno attirato l’attenzione del mondo fin dall’inizio, dal programma MegaWorld di Discovery Channel, che ha presentato il progetto nel suo episodio sulla Corea del Sud, fino alla recente copertura del Washington Post e del BBC World Service Click, oltre a un’ampia gamma di altre pubblicazioni fra cui Business Traveler, Popular Mechanics e Popular Science. Tutti accendono i riflettori sul Distretto internazionale degli affari di Songdo definendolo “la città intelligente (smart) del futuro”.

Wim Elfrink, funzionario capo per la globalizzazione della multinazionale americana Cisco, considera la città come un banco di prova per nuove tecnologie e per ciò che essi chiamano “IoE”, Internet of Everything (Internet per qualunque cosa). Cisco descrive “IoE” come “riunire persone, procedimenti, dati e cose per rendere i collegamenti in rete più rilevanti e preziosi quanto mai prima”. Tramite una joint venture fra Cisco, Gale International, POSCO E&C e LG CNS, una rete di servizi per i cittadini a livello di tutta Songdo serve come piattaforma per le tecnologie innovative per la vita degli abitanti. L’azienda joint venture si chiama u.Life Solutions e fornisce per ora tutte le applicazioni integrate per le organizzazioni e i residenti che vivono e lavorano nel Distretto finanziario (IBD) di Songdo. Questo include gestione integrata degli edifici e degli impianti, sicurezza in sede e incolumità, lavoro da casa (home networking), servizi pubblici locali, sanità onnipresente (U-Healthcare) e servizi di portineria virtuale. Il tutto poi sarà allargato all’intera città, ai suoi 85 mila appartamenti.

Oltre alla tecnologia del collegamento e condivisione dei dati attraverso un rete integrata, edifici e residenti saranno in grado di graduare correttamente le richieste di energia e di monitorare e controllare l’illuminazione e la temperatura della residenza. Da una parte all’altra del Distretto internazionale degli affari (IBD) di Songdo ci sarà una costante connettività IP (Internet Protocol). Unità Cisco di telepresenza (TelePresence) avanzate per la videoconferenza ubicate in case e aziende attraverso tutta Songdo permetteranno interazioni ad alta definizione da persona a persona in settori quali l’istruzione, la sicurezza, l’apprendimento virtuale e i servizi di portineria.

La scuola Chadwick International di Songdo ha la telepresenza integrata nel suo curriculum e vanta l’utilizzo regolare della telepresenza in classe per collegarsi con la propria scuola sorella, la Chadwick School a Palos Verdes in California, così come con altre aule a livello globale.

Città intelligente e iperconnessa, ma anche progetto urbanistico a misura di uomo.

Ciò che colpisce è uno stile di vita in cui è facile, sicuro e salutare andare a piedi al lavoro e passeggiare nel parco centrale. Uno stile di vita non disturbato da mezzi pubblici (ci sono, collegano ogni parte della città e sono a basso inquinamento per emissioni e decibel), dove le auto (elettriche o ibride) ci sono ma non si vedono (parcheggi sotterranei), dove nei parchi tutto è predisposto e facilitante l’attività fisica di ogni tipo, angoli per la meditazione compresi. Ecco perchè organizzazioni quali il Green Climate Fund (GCF), l’UN APCICT (Asia and Pacific Training Center for Information and Communication Technology for Development), l’UN ESCAP (Economic and Social Commission for Asia and Pacific) e altri enti internazionali cercano di porre i propri uffici a Songdo, confermando la visione dei progettisti della Gale International: “costruisci, mantieni la rotta e loro verranno”.

Appena completato è il Distretto internazionale degli affari di Songdo che da solo ospita oltre 65.000 residenti e impiega oltre 300.000 lavoratori, che sono in buona parte pendolari. Ma la qualità di vita è ottima anche per i pendolari. Poi le scuole. Le aule della Scuola internazionale Chadwick della Corea risuonano delle voci di bambini, ognuno dei quali porta un laptop fornito dalla scuola. L’iscrizione ai corsi per i prossimi tre anni è in crescita, dagli attuali 700 studenti ai previsti 1.200. A Songdo sembra tutto un esempio da imitare. E gli investitori stranieri stanno favorendo lo sviluppo verso una comunità più basata sulle conoscenze, con campus universitari internazionali e centri di ricerca nel campo delle biotecnologie. Con la regione del Mar Giallo che sta diventando rapidamente un importante centro economico, attirare nomico, attirare investitori stranieri resta un obiettivo per Songdo. Spronata anche dal Fondo verde per il clima (GCF) che porterà la sua sede nella città intelligente e “pulita”, con migliaia di impiegati a lungo termine. Gli agenti immobiliari segnalano che da quando Songdo ha vinto la gara per diventare la sede del GCF sono stati venduti oltre 1.000 appartamenti.

Città ideale, smart city, aerotropoli (città costruita intorno a un aeroporto): le definizioni per Songdo sono diverse e forse nessuna calza a pennello, anche se in parte sono tutte azzeccate ma, com’è spiegato sul sito della Gale International – il gigante statunitense che ne ha firmato il master plan –, la città è di certo “uno dei più grandi progetti immobiliari privati del mondo”.

Commissionata nel 2000 dal comune di Incheon, Songdo dovrebbe diventare uno snodo decisivo per il business in Asia orientale, forte della vicinanza dell’aeroporto più efficiente del mondo e della posizione favorevole a poche ore di volo da “51 città con più di un milione di abitanti, pari a un terzo della popolazione mondiale”. Un “centro urbano internazionale” in Corea del Sud, frutto di una partnership tra pubblico e privato – oltre alla Gale ci sono la multinazionale sudcoreana dell’edilizia Posco e la statunitense Cisco – che nelle aspirazioni iniziali avrebbe dovuto creare la città ideale del ventunesimo secolo: funzionale, tecnologicamente all’avanguardia, iperconnessa ed ecologica. Di fatto Songdo è tutte queste cose insieme, una specie di città modello. Con un altro vantaggio: la vicinanza alla capitale. A poche decine di minuti di metropolitana. Gli abitanti di Seoul possono mandare i loro figli alla scuola internazionale di Songdo (salvandoli da un sistema scolastico sempre più discusso per la sua durezza), curarsi nell’ospedale internazionale (con specialisti e strutture tra le migliori del mondo, promettono i progettisti) di Songdo e giocare a golf nel club disegnato dal campione statunitense Jack Nicklaus. Situato sempre nella città intelligente.

Ma non sono tutte meraviglie.

Qualcuno è molto critico. “Benvenuti a Songdo, l’incubo perfetto”, titola un sito sud-coreano. Per alcuni, anche negli Stati Uniti, la città coreana sarebbe un’utopia tecnologica. Un Panopticon costruito a misura dei giganti del settore hi-tech. Dove gli abitanti, i loro consumi e le loro abitudini vengono monitorati 24 ore su 24. Dove l’accesso e la climatizzazione degli edifici, tutti cablati in fibra ottica, vengono regolati ventiquattr’ore su 24 attraverso un unico centro di controllo. E dove ogni palazzo dista al massimo 12 minuti a piedi da una fermata di bus, per limitare l’uso delle automobili. Dove – come già detto – non esistono camion della spazzatura, perché i rifiuti vengono risucchiati da tubi pneumatici installati nelle case e trasferiti in pochi secondi a un impianto di smistamento, in cui sono riciclati o trasformati in energia. Dove le strade, i sistemi elettrici e perfino le condutture dell’acqua sono corredati da sensori elettronici in grado di monitorare in tempo reale spostamenti e consumi degli abitanti.

La smart city perfetta, forse troppo. Che rischia di diventare luogo sterile, dove ogni aspetto della vita sembra programmato. Altro aspetto critico, questo non secondario e ben motivato, è quello della privacy.

Songdo può essere la prima Città-Stato controllata da un “grande fratello” che può essere democratico odittatoriale.

Songdo può essere la prima Città-Stato controllata da un “grande fratello” che può essere democratico o dittatoriale. La Corea del Nord è lì a due passi, monito atomico per chi soffre uno Stato di vera democrazia. Le questioni del possesso dei dati (i cosiddetti Big Data) e del monopolio dell’informazione sono sul tappeto. A Songdo, infatti, un sistema centrale, denominato U-city operation center, monitora e raccoglie dati 24 ore su 24 su ogni aspetto del funzionamento del centro urbano, dal traffico al meteo ai consumi privati, attraverso una fitta rete di telecamere a circuito chiuso e una miriade di sensori a basso consumo energetico disseminati ovunque, integrati negli oggetti di uso quotidiano. Nel centro di controllo, che dialoga con il governo centrale del Paese ed è connesso con i sistemi delle altre città sudcoreane, donne e uomini trascorrono intere giornate incollati ai monitor.

Ecco il “grande fratello” tecnologico, quello temuto da alcuni pensatori, tra cui lo storico e urbanista londinese Leo Hollis autore del bestseller “Cities are good for you” (Bloomsbury), che considerano le smart city di questo tipo addirittura un pericolo per la democrazia.