A cura di Andrea Lenzi
Presidente del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente dell’Health City Institute

URBANIZZAZIONE E SALUTE:
DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Entro il 2030, 1 miliardo e mezzo di persone si sposterà dalle campagne alle città, provocando l’urbanizzazione di 1,5 milioni di chilometri quadrati, pari ai territori di Francia, Germania e Spagna messe assieme – Fenomeno sociale inarrestabile e tendenza irreversibile, che va gestito e studiato dal punto di vista di assetto urbanistico, trasporti, contesto occupazionale, ma soprattutto salute pubblica, perché indissolubilmente legato all’aumento di malattie croniche come diabete e obesità.

Provate a immaginare. Nel 10.000 a.C. la terra ospita circa 1 milione di individui che diventano, ai tempi dell’Impero Romano, tra il 300 ed il 400 d.C., più o meno 150 milioni. Tra guerre, catastrofi naturali e pestilenze, si deve arrivare alle soglie del secondo millennio per raddoppiare la popolazione mondiale. Dicono gli studiosi che, intorno all’anno mille, siamo intorno ai 310 milioni sul pianeta. Durante la rivoluzione industriale, a partire dal XVIII secolo, i progressi della medicina e l’aumento della qualità della vita nei paesi sviluppati portano alla cosiddetta rivoluzione demografica; il tasso di mortalità scende vertiginosamente e cresce il tasso di natalità, portando al raddoppio della popolazione mondiale in solo due secoli: dagli 800 milioni del 1750 al miliardo e 650 milioni del 1900. Poi, in solo 75 anni, la popolazione mondiale triplica, raggiungendo i 4 miliardi di individui nel 1975 e anche l’apice del tasso di crescita che da allora rallenta. Ma non così tanto, visto che gli attuali 7,3 miliardi di cittadini del mondo saranno 8,5 miliardi entro il 2030, 9,7 miliardi nel 2050 e 11,2 miliardi nel 2100, come stima la revisione 2015 del rapporto World Population Prospects delle Nazioni Unite. Fenomeno parallelo alla tumultuosa crescita demografica degli ultimi decenni è il sempre più spinto inurbamento, ossia la fuga dalle campagne verso le città, e la conseguente urbanizzazione dei territori, che ha portato i ricercatori delle Università di Yale, dell’Arizona State, della Texas A&M e di Stanford, a calcolare che entro il 2030 le aree urbane si espanderanno di circa 1,5 milioni di chilometri quadrati, pari all’incirca alla superficie della Mongolia, o se si preferisce di Francia, Germania e Spagna messe assieme, per accogliere 1,47 miliardi di persone neo-inurbate. Sempre di più, grandi masse di persone si concentrano nelle città, a ttratte dal miraggio del benessere, dell’occupazione e di una qualità di vita differente. Dobbiamo prendere atto che si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile e di una tendenza irreversibile, che va gestito e anche studiato sotto numerosi punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto occupazionale, ma soprattutto la salute pubblica, perché alla questione inurbamento è indissolubilmente legato, purtroppo, l’aumento delle malattie croniche non trasmissibili come diabete e obesità, proprio per via del cambiamento degli stili di vita alimentari e di movimento. Non solo. Se oggi vivono nel mondo 415 milioni di persone con diabete – due terzi delle quali risiedono nelle città – e l’International Diabetes Federation (IDF) stima un aumento del 50%, sino a 642 milioni tra 25 anni, e se negli ultimi 40 anni l’obesità è cresciuta del 600 per cento, dai 105 milioni di obesi nel 1975 ai 640 milioni di oggi, non va dimenticato il progressivo invecchiamento della popolazione. Le stime indicano, infatti, come la percentuale di persone sopra i 65 anni potrebbe raddoppiare da qui al 2050, dall’8 al 16 per cento della popolazione mondiale. Sono semplici dati che sottolineano come uno dei fattori che gli amministratori di una città, oggi, devono affrontare sia il tema dei determinati della salute. Nel settembre 2015, 193 stati membri delle Nazioni Unite, riuniti a New York per discutere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals (SDG) – hanno identifi cato, come SDG 11, un obiettivo dedicato a rendere la città inclusiva, sicura, sostenibile e capace di affrontare il cambiamento. Strumenti chiave per raggiungere questo obiettivo come lo sviluppo abitativo, la qualità dell’aria, la buona alimentazione e il trasporto sono individuati chiaramente e diventano rischio che infl uenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze sulla salute, l’impatto sociale ed economico sono temi da affrontare e discutere, per agire concretamente sui determinanti della salute. Le città oggi non sono solo motori economici per i Paesi, ma sono centri di innovazione e sono chiamate anche a gestire e rispondere alle drammatiche transizioni demografi che ed epidemiologiche in atto. Parlare di salute nelle città non deve essere un tema secondario di politica da parte dei sindaci, ma obiettivo primario per costruire una qualità di vita migliore per tutti i cittadini con un cocchio attento alle generazioni future. Bisogna che sindaci, autorità sanitaria, accademici, ricercatori ed esperti si riuniscano in un agorà dove prendere decisioni condivise per migliorare la salute nelle importanti determinanti della salute delle persone nelle città. Tutto ciò si inserisce nel più generale tema del miglioramento della salute come priorità globale. La prevalenza e alta densità della popolazione nelle metropoli, la complessità dei fattori di città.