Copenhagen: quando una montagna di Rifiuti diventa una pista da sci in Città

In costruzione a Copenhagen un termovalorizzatore unico al mondo: sui tetti si scierà d’inverno e si pattinerà d’estate. Una struttura che unisce design e tecnologia. Tutto questo grazie al progetto dell’architetto Bjarke Ingels per un termovalorizzatore unico al mondo con una pista da sci artificiale situata sul suo tetto. L’impianto di smaltimento di rifiuti è operativo dal 2017, mentre la pista da sci è stata provata solo recentemente e sarà aperta definitivamente al pubblico a maggio prossimo. Il nome: Copenhill. Ha cambiato lo skyline di Copenhagen, sullo sfondo della Sirenetta. Il termovalorizzatore di Amager Bakke sarà unico al mondo, per le tecnologie adottate e il grande impatto sociale.

Brucerà rifiuti organici per teleriscaldare 160.000 abitazioni e fornire energia elettrica a 62.000 utenze. Allo stesso tempo diventerà uno dei più grandi centri sportivi della capitale danese, con tre piste per sciare d’inverno e pattinare d’estate, sentieri per corsa e trekking, prati per passeggiare e fare picnic. Con i suoi 85 metri di altezza, la centrale diventerà la collina di Copenaghen, dalla quale si potrà dominare la città. E pensare che in Italia si continua a polemizzare sui termovalorizzatori e si continuano a vedere montagne di rifiuti a cielo aperto, tra discariche e cassonetti stracolmi nelle città. Una pista di sci no, sarebbe troppo. Così come una fonte di energia a basso costo e “pulita” grazie alle ultime tecnologie. Rifiuti organici che diventano energia. E l’impatto ambientale, le emissioni? Certo a monte occorre una corretta politica della raccolta indifferenziata e la consapevolezza che alle ecomafie termovalorizzatori come quello di Copenaghen non piacciono proprio. In Italia le parole termovalorizzatore e inceneritore sono quasi un tabù, spesso alimentato ad arte da chi fa business con le discariche, mentre in Danimarca si fa tutto con grande rigore. L’agenzia per la protezione dell’ambiente è molto severa e monitora costantemente tutti gli impianti. Nel Paese scandinavo, poco più di 5 milioni e mezzo di abitanti (praticamente come in Lombardia), le discariche sono un lontano ricordo.

L’ultima è stata chiusa negli anni Settanta, nel territorio di Albertslund, e oggi è un grande parco verde. I governi che si sono succeduti fino ad oggi hanno già costruito una trentina di termovalorizzatori e altri dieci sono in stato avanzato di realizzazione. È una scelta precisa: si ricicla tutto il riciclabile e il resto viene bruciato. Entro il 2050 la Danimarca punta a soddisfare il cento percento del suo fabbisogno energetico con la lotta agli sprechi, le fonti rinnovabili e un sistema di reti elettriche basate su algoritmi, per modulare la produzione e far convergere l’energia dove c’è bisogno e quando c’è bisogno. Gli impianti di teleriscaldamento coprono più del sessanta per cento della produzione. Oltre l’ottanta per cento del calore è ottenuto da centrali di cogenerazione, che producono elettricità e riscaldamento. Il vento fornisce già il venticinque percento del fabbisogno complessivo. Obiettivo intermedio, entro il 2020, sarà il cinquanta percento di elettricità eolica e il trentacinque percento di fonti rinnovabili. Un’annotazione sull’impatto ambientale. Praticamente zero. A poche centinaia di metri dalla centrale-centro sportivo di Amager Bakke c’è un nuovo quartiere residenziale con appartamenti venduti a caro prezzo.

Evidentemente i danesi si fidano, perché tutti gli impianti di eliminazione rifiuti sono inseriti in aree urbane. Controlli rigorosi e massima trasparenza sono la garanzia. I parametri fissati dalla legge sono altissimi e non si risparmia sulle tecnologie. Tra pochi giorni il cantiere di Amager Bakke sarà aperto al pubblico per visite guidate, per far conoscere ai cittadini i dettagli sul funzionamento della centrale e sulle emissioni previste. Intanto ci sono le webcam che documentano l’avanzamento dei lavori.