ITALIAN URBAN DIABETES CHARTER

A cura di F. Serra e M. Pappagallo

Siglato da Health City Institute, ANCI, Istituto superiore di sanità, AMD, SID, SIMG e Cittadinanzattiva il documento “ Italian Urban Diabetes Charter”; si propone affrontare l’esplosione di diabete urbano, che porterà entro il 2040 il 75 per cento della popolazione con diabete a risiedere nelle città.

“PER AFFRONTARE LO TSUNAMI CHE AVANZA NELLE CITTÀ”

L’Italian Urban Diabetes Charter nasce, in occasione della Giornata mondiale del diabete 2017, una forte alleanza pubblico-privato destinata ad affrontare la drammatica crescita della malattia nelle città. Firmato oggi a Roma, nella sede di Anci-Associazione nazionale comuni italiani, da Health City Institute, gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci, Istituto superiore di sanità, le società scientifiche della diabetologia (AMD-Associazione medici diabetologi e SID-Società italiana di diabetologia) e della medicina generale (SIMG-Società italiana di medicina generale) e Cittadinanzattiva, il documento “Italian Urban Diabetes Charter” che si propone di delineare i punti chiave che possono guidare le amministrazioni locali, di concerto con Istituzioni sanitarie, scientifiche e accademiche, nel promuovere strategie per migliorare l’informazione, la rete assistenziale, la prevenzione e la cura delle persone con diabete di tipo 2, limitando i “costi sociali” dovuti alle complicanze e alla mortalità.

“Il diabete è uno tsunami che avanza: si sta rivelando la malattia più rilevante e potenzialmente pericolosa del nostro secolo, per la crescita continua ed esponenziale della sua prevalenza e per la mortalità e le complicanze invalidanti correlate”, ha dichiarato Andrea Lenzi, Presidente di Health City Institute.

In Italia, le persone che dichiarano di avere il diabete sono 3,27 milioni, il 5,4 per cento della popolazione, secondo ISTAT, ma “stime effettuate su dati amministrativi dall’Osservatorio ARNO diabete, progetto di collaborazione fra SID e Cineca, indicano che il dato è molto superiore, pari al 6,2 per cento, e studi hanno evidenziato che, in realtà, per ogni tre persone con diabete ne esiste una che non sa di averlo; se la crescita della prevalenza della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero esserci in Italia oltre 6 milioni di persone con diabete”, ha aggiunto Giorgio Sesti, Presidente SID.

Il fenomeno è particolarmente preoccupante nelle città, tanto che tra gli addetti ai lavori si sta facendo strada il concetto di “diabete urbano o urban diabetes”, che “non è una nuova forma di diabete, ma si riferisce al drastico aumento della prevalenza del diabete tipo 2 che si osserva nelle città a causa dell’urbanizzazione”, ha chiarito Lenzi.

Vivere in un’area urbana si accompagna a cambiamenti sostanziali degli stili di vita: cambiano le abitudini alimentari e il modo di vivere, i lavori diventano sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce. “Numerosi studi internazionali hanno messo in risalto come esista un collegamento tra aumento di diabete tipo 2, obesità e urbanizzazione. Le città saranno sempre più in prima linea nel contrastare questo fenomeno, che vede già oggi 2 persone con diabete su 3 vivere in un nucleo urbano, con una stima dell’International Diabetes Federation che prevede nei prossimi 25 anni questo rapporto crescere a 3 su 4”, ha detto Domenico Mannino, Presidente AMD.

Il diabete e l’obesità, come tutte le malattie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro e i disturbi respiratori cronici, rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano. “L’Organizzazione mondiale della sanità, come tutta la comunità scientifica internazionale, evidenzia quanto sia indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di tutti i paesi, investire nella prevenzione di queste malattie, e come questa sia una responsabilità in prima battuta dei governi, ma in realtà della società in senso più allargato. Arrestare l’aumento del diabete in ambito urbano è un’impresa difficile, ma possibile grazie alla stretta collaborazione tra politica, mondo sanitario e società civile”, ha sottolineato Claudio Cricelli, Presidente SIMG

“La vivibilità del Pianeta è la più straordinaria delle sfide.
E questa sfida si vince con i grandi accordi mondiali – certamente – ma anche con tutte quelle iniziative che migliorano la qualità del nostro ambiente e dunque la vita quotidiana dei cittadini”
“La salute dei cittadini è una delle priorità dell’azione dei sindaci italiani e oggi gli amministratori locali sono chiamati a progettare soluzioni per migliorare i determinanti della salute nei contesti urbani e consentire ai cittadini di oggi e alle generazioni future di poter vivere in città migliori, più vivibili e salutari”

ha concluso Roberto Pella, Vice Presidente Vicario ANCI e coordinatore del gruppo di lavoro ANCI sullo Urban Health.

 

PERCHÉ L’ITALIAN URBAN DIABETES CHARTER
Le malattie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro, il diabete e i disturbi respiratori cronici, rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano.

Il piano d’azione dell’OMS evidenzia come sia indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di tutti i paesi, investire nella prevenzione di queste malattie, e come questa sia una responsabilità di tutti i governi.

Il Manifesto della Salute nelle Città, promosso da ANCI, Ministero della Salute, ISS, Health City Institute e Federsanità-ANCI, come la proposta di iniziativa approvata dal Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, evidenziano come sia necessario “creare iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria con particolare attenzione alle malattie croniche non trasmissibili e in particolare al diabete”.

Analogamente la “Lettera aperta ai Sindaci Italiani per promuovere la salute nelle città come bene comune”, firmata da ANCI, ISS, Health City Institute, Federsanità-ANCI, Rete Italiana delle Città Sane dell’OMS, CONI e Cittadinanzattiva, sottolinea come bisogna rivolgere maggiore attenzione alla prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, tale da compromettere la qualità della vita delle generazioni future e anche lo sviluppo economico e la prosperità delle città, portando come esempio emblematico l’aumento del diabete nei contesti urbani.

L’Italian Urban Diabetes Charter vuole delineare i punti chiave che possono guidare le Regioni e le Città, assieme a Istituzioni sanitarie, scientifiche e accademiche, nel studiare ed approfondire l’impatto del Diabete di tipo 2 nei propri contesti urbani, alfine di promuovere strategie per migliorare l’informazione, la rete assistenziale, la prevenzione, le cure e i trattamenti precoci, con l’obiettivo di migliorare attraverso di essi la qualità di vita della persona con Diabete tipo 2 ed evitare i “costi sociali” dovuti dalle complicanze e dalla mortalità. Questo obiettivo, può essere raggiunto attraverso una forte interazione pubblico–privato per la realizzazione di progetti di studio e di specifiche politiche sul Diabete tipo 2 nei contesti urbani.

L’Italian Urban Diabetes Charter individua e suggerisce dieci punti dove concentrare l’azione di tutti coloro coinvolti e interessati all’importante sfida per la governance urbana e sanitaria dovuta all’evoluzione pandemica del Diabete tipo 2.

 

Pensare globalmente, agire localmente: Il Programma C14+

Il programma C14+ promosso dal Health City Institute e da Cities Changing Diabetes, in sinergia con il gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci, desidera fornire alle amministrazioni cittadine e alle aziende sanitarie informazioni e conoscenze per contrastare la lotta all’URBAN DIABETES in sinergia e stretta collaborazione con le società scientifiche di diabetologia (SID, AMD,SIEDP) e di medicina generale (SIMG).
Il programma desidera coinvolgere:
• le 14 città metropolitane che rappresentano 21 milioni di cittadini
• le città capoluogo di provincia advocated con altri 8,5 milioni di cittadini
• altre città capoluogo
• un nucleo significativo di piccoli comuni
C14+ prevede il coinvolgimento di più di 1.5 milioni di persone, ossia il 50% delle persone con diabete.