La Salute bene in Comune
A cura di Mario Pappagallo
“Io sto bene, della salute degli altri non mi interessa”. Pensiero comune, anche se poi non viene chiaramente espresso. Per chi vive in un’isola potrebbe anche funzionare, ma in una città affollata il rischio di ammalarsi, anche se si è creata un’isola egoistica e virtuale intorno a sé, è dirompente. La salute non risulta essere più solo un “bene individuale” ma un “bene comune” che chiama tutti i cittadini all’etica e all’osservanza delle regole di convivenza civile, a comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco. E questo ormai deve diventare un obiettivo prioritario, se non l’obiettivo prioritario, anche in politica. Non sembra così, purtroppo, se è vero che parole come sanità e salute non sono ricorrenti nella campagna elettorale avviata dallo scorso fine anno, dopo lo scioglimento delle Camere.
Poco prima, a Roma si è svolto l’ultimo appuntamento del G7 a presidenza italiana, a cui è dedicato questo numero speciale di Urbes. Tema le Città della Salute, o meglio come arrivare a Città promotrici di Salute e non aggravanti le malattie. Il ministero della Salute, a prosecuzione ideale dei temi del G7 salute svoltosi a Milano, ha deciso di dedicare una giornata di approfondimento al tema, oggi posto come priorità dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sul come conciliare benessere e urbanizzazione. Vera sfida a livello globale con lo sfondo dei cambiamenti climatici, delle diseguaglianze sociali e dell’invecchiamento della popolazione. Malattie croniche, diabete, obesità, rischi cardiovascolari, neuro-degenerazioni, malattie respiratorie, allergie e immunodepressioni, incidenza di tumori, si concentrano nelle città e trovano nelle stesse, se non cambia la situazione, causa di moltiplicazione di casi e di comorbilità. Il tutto con organizzazioni sanitarie impreparate all’urbanizzazione delle malattie. Senza contare lo stress, i disturbi mentali, gli incidenti stradali, tutte le malattie infettive, la povertà: l’affollamento cittadino favorisce tali situazioni, le causa, le trasforma in “contagi”.
La recessione economica, per esempio, sta diventando un ulteriore fattore di obesità. In particolare nell’infanzia. In particolare nelle città, dove scarsa è anche l’attività fisica. E il deciso incremento dell’obesità infantile preoccupa non poco l’Oms che sta registrando un grave cambiamento in peggio anche nei Paesi in via di sviluppo che appena registrano un miglioramento economico generale tendono ad imitare le cattive abitudini dei Paesi ricchi. Molte delle metropoli con la maggiore concentrazione di abitanti, inoltre, si trovano in aree costiere o fluviali, quindi soggette a impatto climatico ad alto rischio. L’impatto di tali macro-fattori sulla salute è visibile soprattutto in ambito urbano, dove si concentrano in aree ristrette e determinate, a rischio di dissesto ambientale e sociale, ampi segmenti di popolazione in un complesso rapporto con l’ambiente e le infrastrutture, che li rende dipendenti dall’afflusso continuo di risorse dalle zone produttive e dalle aree di concentrazione delle risorse primarie (cibo e acqua). La sopravvivenza in salute degli abitanti delle città dipende sempre più dallo sviluppo di servizi e reti sostenibili: la distribuzione e la conservazione idrica e alimentare, la viabilità, l’abitabilità, lo smaltimento dei rifiuti domestici e industriali, soprattutto per fasce fragili e vulnerabili (come gli anziani che oggi sono ad altissima concentrazione urbana), l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico. Caldo estremo e temperature polari ormai si alternano in zone prima indenni dagli sbalzi d’umore del tempo. E le conseguenze in salute e costi sociali non sono indifferenti.
Le città, con la loro concentrazione in popolazione, subiscono in modo esponenziale gli effetti di questi cambiamenti socio-economici globali che sono e saranno il segno del Terzo Millennio.
Dopo l’era industriale è il momento dell’era della salute. Delle città in salute, delle città della salute. Un’opzione per nuove energie da attivare in un’umanità sempre più sfiduciata e malata. Una sfida che non deve cogliere impreparati.
Lo sviluppo di città sane rappresenta, quindi, un fattore cruciale nello sviluppo sostenibile e nel contrasto alla povertà, alla marginalizzazione, alle disuguaglianze sociali, a molte malattie. Le aree metropolitane nel mondo raccolgono circa il 55% della popolazione globale, con trend in netta crescita. Si stima che nei prossimi decenni la popolazione urbana rappresenterà il 70% della popolazione globale.
In Italia il 37% della popolazione risiede nelle 14 Città Metropolitane e il tema della salute sta diventando una priorità di azione amministrativa da parte dei Sindaci. Che per primi, almeno in Italia, hanno raccolto la sfida a prescindere dal partito o dalla coalizione di appartenenza. Dimostrando di essere realmente a contatto con i loro concittadini elettori.