La vulnerabilità sociale nell’approccio di Urban Health

Ketty Vaccaro, Responsabile area salute e welfare Fondazione Censis

L’analisi della vulnerabilità sociale rappresenta un aspetto centrale dell’approccio dell’Urban health, in grado di considerare sia la rilevanza della dimensione territoriale che il ruolo degli aspetti culturali e sociali che, a loro volta, costituiscono la specificità dei contesti dove le persone vivono, anche dal punto di vista della qualità della vita e delle opportunità di salute.

In un assetto mondiale caratterizzato dall’urbanizzazione crescente (già nel 2014 più della metà della popolazione mondiale viveva nelle città e nel 2050 si stima che supererà i 2/3) diventa fondamentale prendere in considerazione gli effetti sulla salute di un fenomeno strutturale di tipo trasversale, che appare rilevante in termini epidemiologici quanto l’invecchiamento crescente.

L’impatto della urbanizzazione in termini di salute è ormai evidente in moltissimi studi che hanno preso in considerazione, a più livelli, le possibili conseguenze epidemiologiche della vita nelle citta. Sono ormai noti i rischi per la salute legati all’organizzazione urbana, che spaziano da quelli per le malattie non trasmissibili (cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie, diabete) a quelli per le malattie infettive, tipici delle zone periferiche e/o degradate delle città. L’organizzazione della vita cittadina ed i suoi assetti specifici hanno influenza anche su altri fattori di rischio, tra cui l’esposizione all’inquinamento ambientale, la sicurezza stradale, gli incidenti domestici, la violenza e tutta la gamma degli effetti dello stress e dell’isolamento sociale in termini di patologie mentali.

Anche in Italia, in cui il fenomeno dell’urbanizzazione assume alcune caratteristiche specifiche, si è assistito negli anni recenti a dinamiche interne di crescita delle città metropolitane. Nella maggior parte dei casi (con le uniche eccezioni di Genova, Venezia e Napoli) i capoluoghi crescono di più delle loro cinture. Tra il 2012 e il 2017, infatti (fig. 1):

nell’area romana la popolazione residente nel capoluogo è aumentata del 9,9%, quella dell’hinterland del 7,2%;

a Milano la città ha registrato un incremento del 9%, il resto dell’area vasta del 4%;

a Firenze il comune capoluogo è cresciuto del 7%, l’hinterland del 2,8%;

a Catania la città del 6,9%, il resto dell’1,9%.

Fig. 1 – Variazione della popolazione nelle città metropolitane: confronto tra comune capoluogo e resto dell’area vasta, 2012-2017 (var. %) Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

In questo contesto generale di concentrazione della popolazione nelle aree centrali delle città metropolitane italiane, contano comunque le specificità e le recenti traiettorie delle singole aree urbane, che sono in realtà molto variabili e diversificate, oscillando tra stagioni di rilancio, di cambiamento di immagine, di riscoperta, e stagioni di crisi e declino.

Si tratta di specificità fondamentali anche dal punto divista della salute, poiché ogni città presenta una specifica combinazione di fattori di rischio differenti, correlati alle altrettanto peculiari condizioni di vita che la caratterizzano.

In ognuna di esse non mancano zone e situazioni dove sia le scelte che i percorsi spontanei di sviluppo urbano hanno determinato situazioni e modelli di convivenza contrassegnati da una forte e specifica presenza di problematiche sociali ed economiche, che a loro volta influenzano a più livelli il rischio e la vulnerabilità rispetto alla malattia, ma anche la capacità di affrontarla.

Un esempio è dato dalla macro distinzione centro/periferia che ritorna come motivo conduttore in grado di definire livelli diversificati di vulnerabilità sociale che già emergono dai dati Istat sulla povertà: si rileva infatti una maggiore incidenza di popolazione in condizione di povertà assoluta legata ad un intreccio significativo tra la dimensione del contesto più generale, con la tradizionale differenziazione tra aree del Paese, e la specificità delle periferie delle aree metropolitane e dei comuni con più di 50.000 abitanti (fig.2).

Fig. 2 – Incidenza di povertà assoluta per tipologia del comune di residenza e ripartizione geografica Anno 2016 (per 100 famiglie con le stesse caratteristiche) Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

Non si tratta solo di considerare la rilevanza del forte peso che i determinati sociali esercitano sulle condizioni patologiche, poiché Il valore aggiunto dell’approccio

dell’Urban health risiede proprio nella capacità di analizzare e prendere in carico il reciproco condizionarsi di determinanti di salute sociali individuali (livello di istruzione /reddito/ condizione professionale, ad es.) con quelli derivanti dal contesto, in cui assumono un ruolo determinante gli assetti urbani e la dimensione condivisa delle credenze e delle consuetudini di vita.

Così, considerando di nuovo il tema della vulnerabilità economica, è possibile valutare il reciproco condizionarsi di fattori individuali e di contesto che emerge dall’andamento dell’incidenza della povertà assoluta nella popolazione con diverso livello di istruzione nelle diverse aree del Paese, dove la situazione di contesto diventa un evidente fattore di potenziamento delle situazioni individuali di difficoltà (fig. 3)

Fig. 3 – Incidenza di povertà assoluta familiare per titolo di studio della persona di riferimento e per area geografica (per 100 famiglie con le stesse caratteristiche) Anno 2016 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

 

Per questo motivo, a fronte della rilevanza della dimensione individuale degli aspetti socioeconomici, nei comportamenti così come nelle situazioni di partenza, anche l’assetto del contesto di vita appare strategico e ogni città, con le sue peculiarità e la sua grande varietà di assetti, con la specificità del suo modello di urbanizzazione e coesione sociale, rappresenta un ambito di estremo interesse per l’analisi delle diversità di condizioni e vulnerabilità alle malattie.

In tal senso anche le trasformazioni urbane che si producono dal basso, così come le scelte che impattano sull’organizzazione dei luoghi e della quotidianità di chi li abita, le specificità sociali e culturali del territorio ed anche il modo in cui queste sono vissute, diventano un irrinunciabile terreno di analisi e di intervento proprio alla luce dell’inevitabile impatto che esercitano sulle opportunità, sugli stili di vita, sulla qualità della vita delle persone.

Per questo la prospettiva auspicabile è che la salute individuale e collettiva diventi davvero un aspetto centrale della politica della città, di una politica in grado di incidere sugli aspetti strutturali della dimensione urbana nella consapevolezza che i diversi assetti dei luoghi dove le persone lavorano, si muovono e vivono, con le loro specificità culturali e sociali, sono un fattore strategico che ne delinea svantaggi e opportunità anche sul piano fondamentale della salute.