Zsuzsanna Jakab

“Le città sono elementi centrali per il raggiungimento di un futuro più equo e sostenibile”

Un cambio di paradigma: le healthy cities d’Europa partner dell’OMS per lo sviluppo sostenibile

 

Come si convive con il ruolo di Direttore Generale dell’OMS in Europa?

Il mio é un ruolo di grande responsabilità: mi trovo in una posizione da cui si possono ispirare decisioni sulla salute e, al contempo, si può essere ispirati dalle persone con cui si collabora. Che si tratti di un infermiere che lavora senza sosta all’interno di una comunità svantaggiata o di un Ministero della Salute disposto a prendere decisioni politiche difficili e controverse, da loro traggo la mia forza. Il mio impegno nei confronti della popolazione della Regione europea dell’OMS è non dimenticare mai che dietro a ogni statistica c’è una persona, la madre di qualcuno, un marito, un figlio.

Quale sarà il ruolo delle città per la salute pubblica del futuro?

Le città sono elementi centrali per il raggiungimento di un futuro più equo e sostenibile, in cui la salute delle persone e del pianeta sia al centro delle nostre politiche, del nostro processo decisionale e delle nostre priorità. Negli ultimi trent’anni, sotto l’egida dell’OMS, l’Europa ha rappresentato un precursore per l’efficacia delle politiche per la salute e il benessere, a partire dal livello locale, quello dove la maggior parte delle persone “vive, ama, lavora e gioca”: le città. Si tratta di pietre miliari per la storia e di un’ambiziosa ma raggiungibile visione per un futuro in cui tutti i cittadini europei godranno di un miglior livello di salute e di benessere. Più del 50% della popolazione globale vive nelle città oggi. Entro il 2050, questo dato si stima possa raggiungere il 70%. E se le città occupano solo il 2% del suolo del pianeta, esse stesse rappresentano il 70% del PIL globale, più del 60% del consumo di energia globale, il 70% delle emissioni di gas serra e il 70% della quantità di rifiuti prodotti.

Ecco perché le città sono partner OMS di vitale importanza: per implementare l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite; per raggiungere i 17 SDGs e i loro 169 obiettivi; per concretizzare le previsioni della Nuova Agenda Urbana dell’ONU e, da ultimo, per contribuire alla riduzione delle iniquità e delle disuguaglianze e migliorare la salute e il benessere di tutti nella Regione europea dell’OMS.

In che modo l’OMS e le sue attività s’inseriscono nella visione dell’ONU e di altri partner?

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, meglio conosciuta per i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), è diventata la forza di collegamento della famiglia delle Nazioni Unite. L’Agenda 2030 è stata adottata e firmata da tutti i capi di stato o primi ministri degli Stati membri delle Nazioni Unite all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York nel settembre 2015. Delinea la risposta dell’ONU alle questioni di sviluppo globale tra il 2015 e il 2030, comprese quelle dell’OMS.  I 17 SDG sono indivisibili. La salute e il benessere sono specificamente l’argomento di SDG 3, ma possono essere visti anche come elemento cruciale in tutti gli altri. L’obiettivo 11 (città e comunità sostenibili) si concentra sull’assicurare che le città siano “inclusive, sicure, resilienti e sostenibili”. Ciò è stato introdotto nel nostro lavoro all’Ufficio regionale dell’OMS e costituisce il quadro politico-strategico globale. Tuttavia, sarà possibile raggiungere questo obiettivo solo se le città si impegneranno con noi come partner chiave insieme ai loro governi nazionali.

Inoltre, godiamo di relazioni molto cordiali e collaborative con una varietà di altre istituzioni europee, ad esempio la Commissione europea e il Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC). Abbiamo molti centri accademici con i quali collaboriamo e beneficiamo anche di una vasta rete europea di città sane dell’OMS che si estende in migliaia di comuni in tutta la regione.

Che cos’è la Rete Città Sane dell’OMS?

La Rete Città Sane OMS fu fondata nel gennaio 1986 quando l’OMS convocò un piccolo gruppo di rappresentanti delle città a Copenhagen, in Danimarca, per dare vita presso le città europee al pensiero di alto livello sotteso alla Dichiarazione di Alma Ata del 1978, alla Carta di Ottawa del 1986 e alla visione della salute per tutti dell’OMS entro il 2000. Inizialmente il progetto era concepito come un piccolo numero di città che lavoravano insieme per promuovere e proteggere la salute a livello cittadino e per condividere esperienze. Tuttavia, in seguito al suo lancio a Lisbona, in Portogallo, nell’aprile 1986, il progetto ha in un breve volgere di tempo determinato un impulso notevole ed è stato raccolto in tutta Europa e in altre regioni dell’OMS nel mondo. Siamo fortunati ad avere una rete particolarmente vivace di Città Sane in Italia, fondata nel 1995. Le città hanno dimostrato una grande dedizione ad alcuni dei nostri valori fondamentali, tra cui la pianificazione della salute urbana e l’invecchiamento in buona salute.

È stato trent’anni dopo, nel 2016, che ho deciso di fare un bilancio di questa eredità e di creare un gruppo di visione politica; questo gruppo ha ricevuto l’incarico di preparare il percorso della prossima fase di lavoro della Rete, tenendo conto della complessità e della diversità della nostra regione. Questo processo è culminato nell’innovativo Consensus dei Sindaci di Copenaghen: “città più sane e più felici per tutti” adottato al vertice di Copenaghen del 13 febbraio 2018.

Il Consensus conduce la rete europea in una nuova fase di lavoro e cambia il modo in cui l’ufficio regionale collabora con le città. Definisce sei ambiti principali – persone, posto, prosperità, partecipazione, pianeta e pace – in cui le città possono agire per un impatto reale sulla salute e il benessere delle persone. Questo rappresenta un pensiero del tutto nuovo e innovativo in relazione al tema delle città sane. Concentrandosi su questi temi e insieme ai governi nazionali e all’OMS, le città possono contribuire in modo sostanziale all’attuazione di Health 2020 e agli sforzi per raggiungere l’Agenda 2030.Lavorare in partnership è un messaggio chiave sia di Health 2020 sia di Agenda 2030. Il lavoro congiunto tra l’Ufficio regionale dell’OMS e il Comitato delle regioni dell’Unione europea (CdR) avviato nel 2016 nell’ambito delle città continuerà a svolgere un ruolo decidsivo per l’attuazione del consenso di Copenaghen e nella fase VII dell’OMS che inizierà il 1° gennaio 2019. L’adozione del Consensus ha rappresentato un traguardo storico fondamentale, ma ora è tempo di lavorare. Dobbiamo tradurlo in azione, iniziando con la Conferenza internazionale delle città sane l’1-4 ottobre 2018, che si terrà a Belfast, nel Regno Unito. Al centro della discussione ci sarà l’impegno per una migliore governance dei determinanti della salute, del benessere e della malattia. Questa visione è audace e coraggiosa; è necessaria, urgente e ampiamente accolta, ma soprattutto è realizzabile. Richiede un duro lavoro da parte delle città così come dell’OMS. Ma se ci impegniamo insieme, non ho dubbi che il nostro lavoro comporterà un cambiamento duraturo – da tempo ormai rimandato.

Il mio obiettivo personale è far firmare il Consensus da 20mila sindaci entro il 2020. Invito le città di tutta la regione europea dell’OMS a unirsi a me nel sostenere questa visione. È una visione per tutti noi. Per citare il Consensus stesso, “Non possiamo permetterci di fallire”.

Che cosa potrebbe dirci sulla situazione generale dell’Italia oggi rispetto alla salute pubblica?

L’Italia si é occupata di un considerevole numero di sfide per la salute recentemente.

Essendo uno dei principali punti di ingresso in Europa per i migranti dall’Africa e dal Medio Oriente, l’Italia è stata particolarmente colpita dalla crisi dei migranti. Sono stata personalmente in Sicilia a testimoniare gli sforzi di un robusto sistema sanitario e di persone dedicate che forniscono assistenza sanitaria e umana a migliaia di rifugiati. Mi sono sentita orgogliosa di sostenere le autorità sanitarie italiane e ora siamo in grado di trasmettere le lezioni apprese attraverso questo processo ad altri Paesi che vivono  e vivranno situazioni simili.

L’immunizzazione è un’area di grande preoccupazione e in particolare l’Italia sta vivendo un grande focolaio di morbillo, con più di 5000 casi solo tra marzo 2017 e febbraio 2018. Il governo ha risposto con forza alla situazione con una legge che rende obbligatoria la vaccinazione all’ingresso dell’obbligo scolastico. Questo è un intervento audace per colmare il divario immunitario e controllare la malattia, e siamo stati molto vicini al Ministero della Salute nel sostenere i loro sforzi. L’Italia è a rischio di malattie trasmesse da vettori come la zanzara Aedes albopictus presente nel bacino del Mediterraneo. Nel 2017 la capitale e l’area circostante sono state colpite dalla seconda epidemia di Chikungunya del Paese. Attraverso forti misure di sanità pubblica – controllo della trasmissione e comunicazione pubblica – le autorità italiane sono riuscite a controllare l’epidemia.

L’Italia riporta il più alto tasso di obesità nei bambini piccoli in Europa. Per affrontare questa preoccupante situazione, negli ultimi anni il Paese ha compiuto notevoli sforzi nella gestione e nella prevenzione dell’obesità infantile.

Per la prima volta il 13 settembre 2017, l’Italia e l’OMS hanno firmato una strategia di cooperazione nazionale (CCS) che coprirà il periodo 2017-2022.

Il documento definisce un quadro strategico a medio termine per la cooperazione tracciata su quattro priorità strategiche:

  1. attuare Health 2020, il quadro europeo per la salute e il benessere, in linea con l’agenda nazionale SDG, con particolare attenzione alla riduzione delle disuguaglianze;
  2. promuovere il benessere nel corso della vita affrontando i principali fattori di rischio per le malattie non trasmissibili;
  3. affrontare le malattie trasmissibili nell’ambito dell’approccio One Health, con particolare attenzione alle vaccinazioni e alle emergenze;
  4. rafforzare il ruolo dell’Italia come paese donatore nel quadro della salute globale.
Zsuzsanna Jakab

ha assunto le sue funzioni di direttore regionale il 1° febbraio 2010. Originaria dell’ Ungheria, ha ricoperto negli ultimi trent›anni numerosi incarichi di politica sanitaria pubblica nazionale e internazionale di alto profilo. Prima della sua elezione a direttore regionale, Zsuzsanna Jakab è stata direttore fondatore del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) dell’Unione europea a Stoccolma, in Svezia. Tra il 2005 e il 2010 ha saputo rendere l’ECDC un centro di eccellenza riconosciuto a livello internazionale nella lotta contro le malattie infettive.
Tra il 2002 e il 2005, Zsuzsanna Jakab è stata sottosegretario di Stato presso il ministero ungherese della salute, degli affari sociali e della famiglia, dove ha gestito i preparativi del Paese per l’adesione all’Unione europea per quanto al settore della sanità pubblica. Ha svolto un ruolo chiave nei negoziati che hanno portato alla quarta conferenza ministeriale dell’OMS sull’ambiente e la salute, tenutasi a Budapest nel giugno 2004. Tra il 1991 e il 2002, Szuszanna Jakab ha prestato servizio presso gli Uffici regionali dell’OMS in Europa ricoprendo una serie di ruoli dirigenziali.
Nata nel 1951 in Ungheria, Szuszanna Jakab ha un PhD in Health Sciences conseguito all’Università di Debrecen (Ungheria); una laurea specialistica alla facoltà di Scienze Umane, presso l’università Eötvös Lóránd, a Budapest; un diploma in salute pubblica conseguito alla Nordic School of Public Health, a Goteborg, in Svezia; e un diploma post lauream del National Institute of Public Administration and Management, in Ungheria.