“Salute in tutte le politiche” Giulio Gallera

Assessore al Welfare Regione Lombardia

A cura di Vito Costa

Il Manifesto sulla Salute nelle Città e l’Italian Urban Diabetes Charter sottolineano la necessità di fare della prevenzione primaria e dei corretti stili di vita una strategia anche per mantenere sostenibile e di qualità il servizio sanitario.

Il Manifesto sulla Salute nelle Città e l’Italian Urban Diabetes Charter puntano ad obiettivi che si collocano in quella strategia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce Urban Health e che Regione Lombardia ha fatto proprio nell’ambito dei programmi di promozione della salute del Piano Regionale di Prevenzione. Con il termine urban health Regione Lombardia fa riferimento a un orientamento strategico che, riconoscendo la forte dipendenza tra il benessere fisico, psichico e sociale e la città in cui si vive, integra le azioni di tutela e promozione della salute nella progettazione territoriale, favorendo processi consapevoli e sostenibili di rigenerazione urbana. L’intento è quello di definire azioni di carattere intersettoriale che possano avere un impatto positivo sulla salute dell’uomo e sulla qualità della vita. L’approccio urban health promuove azioni di riorientamento che si focalizzano sempre più sulla promozione di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute e alla prevenzione delle malattie, con particolare riferimento alle malattie cronico-degenerative che hanno un’incidenza rilevante sul nostro sistema sociosanitario – così come in tutti i sistemi europei – e hanno forti correlazioni con i fattori di pressione tipici delle città contemporanee (inquinamento, sedentarietà, stress). In modo complementare, l’approccio urban health richiede negli operatori sanitari la messa in campo e l’attivazione di competenze di advocacy per la strutturazione di alleanze operative con altri settori quali, in particolare, quello dell’urbanistica, per perseguire il raggiungimento di obiettivi strategici e innovativi per tutelare la salute della popolazione e la sostenibilità dei sistemi socioassistenziali, riducendo a monte i fattori di rischio comportamentali. A questo punta il Programma “Promozione di stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità”, declinato nell’attuale piano di prevenzione.

Quali sono gli obiettivi raggiunti?

Tra i risultati del lavoro fatto sino ad ora evidenzio che il 35 % dei Comuni lombardi ha attivato sul proprio territorio uno o più Gruppi di Cammino, in Lombardia attualmente circa 840 ufficialmente noti, promossi nella popolazione sana nell’ambito di programmi di comunità nei diversi setting (Programma “Luoghi di lavoro che promuovono salute – Rete Workplace Health Promotion – WHP Lombardia, Programma “Scuole che promuovono salute – Rete Schools for Health – SHE Lombardia, ecc.), nei portatori di fattori di rischio/malattie croniche o problematiche psichiche e nel target ultrasessantacinquenne (anche in riferimento alla prevenzione di incidenti domestici).

Cosa dovrebbe migliorare la Regione Lombardia per tali obiettivi?

Il processo di miglioramento della strategia regionale vede definito nel Piano regionale di sviluppo della XI legislatura l’obiettivo strategico relativo alla strutturazione di un modello regionale di “Salute in tutte le politiche” inteso come processo intersettoriale che mediante alleanze e partenariati tra soggetti istituzionali, sociali, imprenditoriali e professionali incrementi azioni a sostegno di politiche integrate, per promuovere stili di vita e ambienti favorevoli alla salute, incidere efficacemente sulla riduzione di fattori di rischio comportamentali, promuovere benessere in tutte le fasce di età ed invecchiamento attivo ed in buona salute. Si tratta di un modello operativo che punta, secondo un approccio coerente con la strategia dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile proposta dalle Nazioni Unite, ad una maggiore consapevolezza degli impatti di salute da parte delle diverse politiche ed al relativo sviluppo, in particolare, di azioni concrete sul territorio per incrementare le opportunità per la pratica dell’attività e dell’esercizio fisico nella popolazione generale e in target specifici (percorsi pedonali casa – scuola e casa- lavoro, green way, piste ciclabili, programmi bike to schools e to work, gruppi di cammino, ecc.), agendo contestualmente sulla riduzione di inquinanti atmosferici.

Ritiene utile la partecipazione ideativa e propositiva di altre competenze professionali, oltre a quelle medico-sanitarie, per disegnare una metropoli in salute e fonte di salute?

In questo importante e complesso processo risulta essenziale il ruolo di competenze professionali “non sanitarie”, per questo abbiamo sviluppato un confronto culturale – operativo con il mondo dei “progettisti” di aree urbane attraverso la collaborazione con il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano, con il gruppo di lavoro dedicato della Società Italiana di Igiene e con la Rete italiana Città Sane promossa dall’OMS. In questo contesto è maturata la proposta progettuale “Urban Health: buone pratiche per la valutazione di impatto sulla salute degli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana e ambientale.” che Regione Lombardia ha candidato nel 2017 alla valutazione ministeriale nell’ambito del bando CCM 2017 ottenendo il primo posto nella classifica nazionale. Il progetto, che vede soggetto capofila l’ATS di Bergamo e la partecipazione delle Regioni Piemonte, Puglia e Toscana e il Politecnico di Milano, si propone di elaborare e trasferire buone pratiche, derivate dalla letteratura e dall’applicazione nei contesti specifici di modelli di valutazione di impatto sulla salute delle politiche e degli interventi (Health Impact Assessment, HIA) validati, ai decisori con la finalità di orientare le politiche urbane affinché producano un miglioramento della salute e dell’equità nella salute dei cittadini, soprattutto anziani.
L’esperienza maturata, la solidità del modello di policy intersettoriale sviluppato dal SSR lombardo nelle azioni di prevenzione e quindi le competenze regionali maturate sono state messe a disposizione dello sviluppo della programmazione nazionale attraverso la nostra partecipazione al “Tavolo di lavoro su Città e Salute (Urban Health)” istituito lo scorso maggio dal Ministero della Salute con l’obiettivo di produrre un documento di indirizzo che miri a favorire l’integrazione delle politiche sanitarie con le politiche urbanistiche, dei trasporti e ambientali, secondo i principi della “salute in tutte le politiche” al fine di ottimizzare le scelte di pianificazione urbana in un’ottica di sanità pubblica.

Gli stili di vita scorretti cominciano da bambini. A parte la scuola, come può agire la politica regionale, non solo sporadicamente, per influenzare e divulgare la buona cultura della salute?

E’ noto che il raggiungimento di cambiamenti nei fattori comportamentali e nelle condizioni di rischio, che porta ad un reale guadagno di salute nelle nostre comunità, richiede l’implementazione di azioni di promozione della salute continue e costanti negli anni, per questo la peculiarità dei programmi lombardi di promozione di stili di vita favorevoli alla salute è quella di aver “bandito” il concetto di sporadicità sviluppando invece sempre più una programmazione regionale e locale orientata al concetto di “sostenibilità” cioè alla messa in campo di interventi validati dal punto di vista scientifico e la loro diffusione quale obiettivo strategico di sistema.
Ancora una volta è però necessario sottolineare che la promozione della cultura della salute deve vedere coinvolti i vari settori della società chiamati ad un impegno per sostenere la modificazione dell’ambiente fisico nel quale le persone vivono affinchè diventi “favorevole” all’adozione di stili di vita salutari.