Il Copenhagen Consensus dei Sindaci

6P per città più sane e più felici per tutti

A cura di Chiara Spinato

Nella sede delle Nazioni Unite a Copenhagen, lo scorso 12 e 13 febbraio, si è tenuto il Summit dei Sindaci organizzato dall’OMS: 43 sindaci e 85 leader politici di alto livello insieme ai 250 delegati OMS, riuniti per adottare il Copenhagen Connsensus per “Città più sane e più felici per tutti”, una visione per il futuro della rete delle città sane dell’OMS e, più in generale, delle città d’Europa e del mondo.

Un Patto la cui realizzazione dovrà passare da 6 ‘P’: People, Places, Participation, Prosperity, Peace, and Planet, ossia Persone, Posti, Partecipazione, Prosperità, Pace e Pianeta. Le città sono il futuro del nostro mondo, i luoghi dove vivrà la maggior parte della popolazione di qui ai prossimi decenni, e ove si deve agire subito per essere certi che diverranno salutari e inclusivi per tutte le persone. È necessario considerare la globalità e i nuovi fenomeni di urbanizzazione, quindi, come un “bene comune”, dove i principi legati allo sviluppo inevitabile delle nuove megalopoli urbane dovranno coniugarsi a principi come la salute delle persone e la tutela dell’ambiente, soprattutto nei contesti e nei Paesi dove è testimoniata una maggiore fragilità sociale.

 

Ed è per questo che il Consensus dovrà avere come Protagonisti i Sindaci, la settima ‘P’ in grado di dare valore e concretezza alle politiche pubbliche messe in campo anche dai livelli di governance superiori per raggiungere il comune obiettivo.

Divided Cities Un’analisi delle diseguaglianze di benessere all’interno delle città

di Paolo Veneri, Capo dell’Unita di Analisi e Statistiche Territoriali OCSE

Nei paesi OCSE si osservano differenze sostanziali nei livelli di benessere individuale non soltanto nelle medie nazionali, ma anche tra regioni e città all’interno dello stesso paese e persino tra quartieri della stessa città. Le città sono luoghi in grado di fornire opportunità e prospettive di vita più elevate rispetto ad altri luoghi, ma mostrano anche livelli di disuguaglianze più alti e che tendono a crescere all’aumentare della dimensione della città stessa. In molte città dei paesi OCSE si osservano differenze anche molto elevate. Nell’area metropolitana di Copenaghen, per esempio – una città inclusiva per molti aspetti e relativamente ad altre città Europee e non – si documenta fino a 5 anni di differenza nell’aspettativa di vita tra diverse zone che la compongono. È stata evidenziata anche una chiara correlazione positiva tra gli anni di aspettativa di vita e il reddito medio dei residenti all’interno dello stesso quartiere.

Il rapporto OCSE Divided Cities fornisce un’analisi comparativa delle città dei paesi OCSE in termini di disuguaglianze tra quartieri e segregazione di reddito, con approfondimenti anche in termini di origini (migranti vs. residenti) e di facilità di accesso al trasporto pubblico. La segregazione è un fenomeno che caratterizza moltissime città contemporanee e consiste in una situazione in cui individui con simili caratteristiche – in termini di reddito, origine, etc. – tendono a concentrarsi in modo cospicuo in specifiche aree o quartieri di una città. La segregazione può diventare problematica quando involontaria e quando crea intere aree dove si concentrano svantaggi sociali, isolamento o bassa qualità dei servizi.

Concentrazioni di povertà e isolamento possono ridurre le prospettive individuali in termini di benessere materiale, di salute e di qualità della vita che possono tramandarsi attraverso generazioni.

Per costruire città inclusive che promuovano benessere materiale, salute e qualità di vita è necessaria un’agenda urbana che ampli le opportunità disponibili in tutti i luoghi della città, con un approccio integrato alle altre politiche disegnate o implementate a livello urbano, come la politica della casa, dei trasporti locali e della pianificazione urbana.

Il rapporto mostra quanto diversi siano i livelli di disuguaglianza e concentrazione all’interno delle città e come diverse forme di disuguaglianza siano connesse tra loro.

Uno slancio di 6P per un futuro urbano sano: il Copenhagen Consensus of Mayors

di Furio Honsell, Rettore Università di Udine 2001-2008, Sindaco di Udine 2008-2018,
Membro del Political Vision Group della WHO Healthy Cities Network,
Membro del Health Cities Institute, Professore di Teoria degli Automi
e di Stefania Pascut, Co-ordinatrice Progetto O.M.S. Città Sane Comune di Udine

Ci fa sentire il calore di essere parte di una comunità europea accogliente e inclusiva, che coraggiosa vuole abbattere i muri del sovranismo, renderci conto che tra noi, popoli europei, non si perdono in traduzione nemmeno i giochi di parole!

Il Copenhagen Consensus of Mayors, il Patto dei Sindaci per la salute e il benessere delle città, che definisce principi e strategie per rendere le città più sane e più felici per tutti si articola, infatti, in 6 “P” maiuscole: People, Places, Participation, Prosperity, Peace, and Planet, ovvero – Persone, Posti, Partecipazione, Prosperità, Pace e Pianeta.

Questo Patto, firmato il 13 febbraio 2018 a Copenhagen da oltre un centinaio di rappresentanti di municipalità della regione europea, non è solo la declinazione a livello urbano dei 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, siglati nel 2015 dall’Assemblea delle Nazioni Unite. Essendo formulato a una distanza così prossima ai bisogni più elementari dei cittadini, assume anche una valenza assolutamente inedita e una straordinaria possibilità di riuscita. Le città e i loro organi di governo possono raggiungere obiettivi di salute, benessere e sostenibilità che forse sarebbero irraggiungibili per gli Stati membri. Questi possono, infatti, molto più facilmente assumere impegni rispetto alle autorità locali, ma non altrettanto rapidamente riescono a tradurli in azioni, una volta assunti.

Le 6 P costituiscono la nuova definizione di salute, quella del XXI secolo. Ma come prendere il volo per un percorso trasformativo che renda le nostre società urbane più sicure, inclusive, sostenibili e resilienti?
Il Consensus ha un marcato carattere olistico: non è possibile raggiungere il benessere se non vi è benessere per tutti, e vanno eliminate tutte le disuguaglianze in salute nella popolazione, tenendo conto di tutto e di tutti! Perché il benessere non può essere ridotto agli aspetti puramente fisici, anche se questi sono irrinunciabili. Il Benessere deve tenere conto anche, forse soprattutto, degli aspetti mentali, emotivi e relazionali della nostra vita.

ll Consensus è un decalogo (in realtà i punti sono ben 58) che definisce quando una città può dirsi Città Sana. Quest’anno la rete promossa dal WHO, delle Healthy Cities, fondata dal visionario medico greco Agis Tsouros, compie 30 anni, e questo Consensus raccoglie gli aspetti più profondi e coinvolgenti del patrimonio di iniziative, progetti ed esperienze maturati in questi anni da tutte le città in rete.

Una Città Sana deve investire soprattutto in tutte le persone, che in quella città vivono, amano, apprendono, lavorano, e giocano. E ciò va fatto in modo che nessuno rimanga indietro, o ai margini. Tutti vanno abilitati, empowered, affinché possano esprimere il meglio della propria personalità secondo uno stile di vita sano. La progettazione urbana deve creare posti, intesi come luoghi, che permettano di valorizzare e integrare le diversità, eliminando barriere e muri, compensando le disparità e le disabilità, arginando l’ipertrofia dei non-luoghi. I luoghi a differenza dei non-luoghi promuovono l’inclusione e favoriscono la socializzazione, contrastando la solitudine, la cifra oscura dell’epoca dei social. Non centri commerciali o rotonde automobilistiche, ma autentiche piazze rinascimentali, perché di un autentico Rinascimento della salute si sta progettando qui!

La partecipazione deve assicurare che tutti possano far sentire la propria voce e che questa possa venire ascoltata soprattutto sulle questioni che li riguardano direttamente.Una Città Sana non è fatta da sudditi ma da cittadini, cittadini che s’impegnano. Una Città Sana deve agire da catalizzatore e intermediatore nel promuovere le idee di salute dei propri cittadini facilitandone la realizzazione e l’integrazione: la salute non può essere imposta dall’alto e non nasce purtroppo spontaneamente.
Una Città Sana non può nascondere al proprio interno disparità economiche o disuguaglianze. Le diversità sono un patrimonio e vanno valorizzate, ma ben altra cosa sono quelle disparità che sono ingiuste e crudeli come quelle in salute perché il benessere o è di tutti oppure non è.
Le città dove la ricchezza e la prosperità sono distribuite più uniformemente, ovvero le città più eque, sono anche le più sane e questo vale anche se prendiamo in considerazione il percentile dei privilegiati.
La pace è l’opposto del risentimento e dell’odio, e della paura che li genera. Possono dirsi sane solamente città dove non viene predicato l’odio, oppure alimentata la paura e l’ostilità verso i diversi e i marginalizzati.
Infine c’è il pianeta. Una città che non cura la salute dell’ambiente, e non s’impegna nel contrastare i mutamenti climatici, che non cura la qualità dell’aria e dell’acqua, che non rigenera il suolo, una città che consuma senza chiedersi come restituirà al pianeta e alle generazioni future quello che sta depredando, non costruisce un futuro!

Una città sana è una città che protegge tutti e tutto.

Questo Consensus rappresenta una visione, ma ha lo spirito di una vera e propria Costituzione che definisce diritti e impegni dei cittadini e delle istituzioni che governano la loro convivenza urbana.

Il Consensus si chiude con la frase “We cannot afford to fail”, non possiamo permetterci di fallire.
Questo è un nostro dovere ma anche la nostra unica speranza!

il Mayors Summit di Copenhagen & la Rete Italiana Città Sane OMS

di Simona Arletti, Presidente Rete Italiana Città Sane OMS
e di Daniele Biagioni, Coordinatore nazionale Rete Italiana Città Sane OMS

La Rete Città Sane è un network di comuni presente in tutti i paesi della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È infatti l’unica Rete di municipalità ufficialmente riconosciuta dall’OMS e, conseguentemente, segue le direttive di questa importante organizzazione per lavorare sui temi della Salute a 360 gradi. Per la rete città sane europea – e quindi anche per quella italiana che conta circa 70 città – il 2018 è un anno importantissimo in quanto si chiude una fase di lavoro, la sesta dall’inizio del movimento, durata 4 anni. La fase 6 (2014-2018) s’intitola “Innovazione leadership e governance partecipata in tema di salute e benessere” e invita le città a lavorare soprattutto su quattro macrotemi: investire nella salute lungo tutto il corso della vita (life-course approach) e favorire l’empowerment delle persone; affrontare le grandi sfide di salute pubblica sia in riferimento alle malattie trasmissibili che a quelle non trasmissibili; rafforzare sistemi di salute centrati sull’individuo e le capacità, la prontezza di reazione alle emergenze e la sorveglianza in tema di salute pubblica; creare comunità resilienti e ambienti favorevoli alla salute. Sono stati quattro anni di lavoro molto intenso per i comuni della rete che comprendono grandi città – come Milano, Torino, Palermo, Bologna eccetera – ma anche piccoli comuni che contano poco più di 2mila abitanti. Per la Rete e per i comuni che hanno vissuto questi anni c’è stato un forte impegno a livello politico e tecnico per raggiungere gli obiettivi dell’OMS e migliorare la salute dei cittadini in un’ottica di progetti di comunità. Siamo quindi pronti e motivati in attesa dell’apertura della nuova fase che sarà ufficialmente inaugurata a Belfast i primi giorni di ottobre.

Già dal titolo di questa conferenza internazionale si comprende quanto l’Organizzazione Mondiale della sanità stia puntando sulle città per migliorare effettivamente la salute dei cittadini: “Cambiare le città per cambiare il mondo”. Diversi temi della nuova fase di lavoro che ci vedrà coinvolti per i prossimi quattro anni sono già stati anticipati durante l’incontro dei sindaci a Copenaghen lo scorso febbraio. Si parla delle cosiddette “6 P”: 1) Investire nelle persone che compongono le nostre città; 2) Progettare luoghi (Places in inglese) urbani che migliorano la salute e il benessere; 3) Maggiore partecipazione e partnership per la salute e il benessere; 4) Miglioramento della prosperità della comunità e accesso a beni e servizi comuni: 5) Promuovere la pace e la sicurezza attraverso società inclusive; 6) Proteggere il pianeta dal degrado anche attraverso il consumo e la produzione sostenibili.

Riteniamo si tratti di un modo innovativo e multidisciplinare di ragionare sulla salute e tutti i determinanti ad essa legati. Su queste nuove tematiche abbiamo già lavorato per l’emanazione del nuovo bando Oscar della Salute un premio per il progetto migliore messo in campo da un Comune italiano sui temi della promozione della salute, volto a valorizzare le buone prassi attuate a livello locale in materia di promozione della salute. C’è tempo fino alle ore 12.00 del 13 ottobre 2018 per inviare un progetto, riferito a una delle aree tematiche suggerite dall’OMS Europeo all’interno dell’Accordo dei sindaci di Copenaghen “Città più sane e più felici per tutti”. La premiazione si svolgerà all’interno del 16° Meeting Italiano Città Sane – OMS “Urban health: comunità, luoghi e partecipazione” che si terrà a Bologna il 15 e 16 novembre 2018.
In particolare, stiamo lavorando sulle prime tre “P”. Persone: Una città sana dà l’esempio enfatizzando un focus umano sullo sviluppo della società e dando priorità agli investimenti nelle persone per migliorare l’equità e l’inclusione, attraverso un rafforzamento dell’empowerment. Luoghi (Places): una città sana dà l’esempio con gli ambienti sociali, fisici e culturali allineati per creare un luogo che è attivamente inclusivo e facilita la ricerca della salute e del benessere per tutti. Partecipazione: una città sana dà l’esempio garantendo la partecipazione di tutti gli individui e le comunità alle decisioni che li riguardano e ai luoghi in cui vivono, lavorano, amano e giocano.

Intanto diverse nostra città stanno inviando le loro buone pratiche per il meeting internazionale di Belfast: la call for abstract terminerà il 27 aprile.
info e contatti: www.retecittasane.it @ReteCittSaneOMS

 

L’urbanizzazione sfida Copenhagen

di Sisse Marie Welling, Sindaco per la salute e i servizi di cura della città di Copenhagen, Danimarca

“Un mondo sostenibile comincia da città sostenibili”

Noi, come rapprensentanti delle città, possiamo fare una grande differenza. A Copenhagen, lo teniamo bene a mente nel momento in cui ci sforziamo di comporre soluzioni sostenibili con un focus sulla crescita e la qualità della vita. Copenaghen sta crescendo di minuto in minuto: stiamo vivendo un aumento di popolazione in una scala di progressione che non abbiamo mai visto prima. Ciò significa che più persone devono condividere la stessa quantità di spazio. E questa è una grande sfida, che abbiamo in comune con molte altre città in tutto il mondo.

Questo sviluppo, naturalmente, sottopone a una grande pressione il modo in cui gestiamo le nostre risorse e in cui organizziamo le nostre infrastrutture, per essere in grado di soddisfare le esigenze future. E, allo stesso tempo, il modo in cui possiamo garantire di mantenere spazi aperti, piazze nelle città, parchi e altre aree per la ricreazione e il divertimento. È richiesta, a tale scopo, una significativa – e proattiva – dose di pianificazione e di sviluppo, ma penso che Copenaghen abbia il potenziale per crescere e diventare ancora più sostenibile e più sana, poiché la crescita della popolazione e una città sostenibile e in salute non sono concetti reciprocamente opposti, escludenti. Dobbiamo anche concentrarci sulle opportunità che questi cambiamenti ci presentano: dopotutto, con così tante persone che desiderano vivere a Copenaghen, qualcosa di giusto lo dovremo pur star facendo… Penso che una tra le cose che stiamo facendo bene sia proprio insistere sul fatto che una città sostenibile deve essere una città vivibile: una città dove le persone possono vivere e respirare, lavorare e divertirsi. È questo il cuore del nostro progetto sia per promuovere una crescita green sia per aumentare la qualità della vita per i nostri cittadini.

Abbiamo aumentato la mobilità attraverso un sistema integrato dei trasporti e l’adozione di soluzioni che consentono di usare la bicicletta, il che ha ridotto in modo significativo l’inquinamento dell’aria e ha migliorato il livello di salute dei cittadini. Dal 2005 un miliardo di corone danesi sono state investite in piste ciclabili e superstrade dedicate alle bici stesse. A Copenaghen, quasi il 50% dei tragitti percorsi nel centro della città sono già effettuati con la bicicletta e il 96% dei cittadini ha la possibilità di raggiungere un parco o la spiaggia a piedi in meno di 15 minuti. Inoltre, nutriamo l’ambizione di diventare la prima in capitale carbon-neutral entro il 2025. Un obiettivo intermedio è stato ridurre le emissioni di anidride carbonica del 20% entro il 2015, raggiunto da Copenaghen già nel 2011. Dal 1995, Copenaghen ha infatti ridotto le emissioni di carbonio del 50%. Abbiamo pulito il porto, che è ora un luogo sicuro e sano per praticarvi il nuoto, e questo ha portato allo sviluppo di aree urbane attrattive, con una migliore qualità della vita e una migliore vitalità commerciale locale, ha creato posti di lavoro e generato più ricchezza per l’area.

Questi sono solo alcuni esempi e benefici dei nuovi modi di combinare la progettazione architettonica con lo sviluppo urbano in modo da creare una città più sostenibile, vivibile e sana. E la nostra esperienza è che questi tipi di investimenti nel settore dello sviluppo urbano non solo sono fondamentali quando si tratta di aumentare la qualità della vita dei nostri cittadini, bensì sono anche la ragione determinante che rende Copenaghen attraente per le aziende private. La pulizia dell’acqua nel nostro porto ha migliorato l’ambiente marino e, al tempo stesso, ha implicato dei benefici per il mondo del business e del turismo. Un sistema integrato di trasporto pubblico con carburanti alternativi non solo riduce l’inquinamento, ma ci consente di risparmiare miliardi di euro mantenendo la città efficiente e competitiva.

A Copenaghen, chiunque “usi” la città – residenti, pendolari, imprese, società civile, etc. – è invitato a svolgere un ruolo attivo per il suo sviluppo.

Sisse Marie Welling é il Sindaco per la Salute e i Servizi di Cura nella città di Copenhagen, in Danimarca. Prima di essere eletta sindaco, Sisse Marie Welling é stata membro del Consiglio comunale di Copenhagen per 7 anni. É il leader politico del Partito Socialista Popolare di Copenhagen, ex portavoce sui temi occupazione, integrazione, politiche per la casa e per la salute. Possiede un MA (Master’s Degree) in Storia conseguito all’università di Copenhagen nel 2016. @SisseMarieWe “La migliore città in cui vivere è quella che si può contribuire a creare noi stessi.”

 

Il Summit dei Sindaci della rete europea città sane OMS

di Monika Kosinska,
Resposabile Regionale Focal Point per le Città Sane

Il 12 e 13 febbraio 2018 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha tenuto un vertice di fondamentale importanza presso l’Ufficio regionale europeo dell’OMS nella sede delle Nazioni Unite a Copenaghen, in Danimarca, presso cui si sono riuniti sindaci e leader politici di tutta la regione europea dell’OMS e ove si é svolto il summit dei sindaci della rete europea delle città sane.

43 sindaci e 85 leader politici di alto livello erano, insieme ai 250 delegati OMS, riuniti per discutere, esaminare e adottare il Copenhagen Connsensus per “Città più sane e più felici per tutti”, una visione per il futuro della rete delle città sane dell’OMS e delle città nella regione europea dell’OMS che pone salute e benessere al centro di uno sviluppo urbano equo e sostenibile.
Questa visione politica è il risultato di un processo consultivo durato 18 mesi, sotto la guida del Direttore Regionale Zsuzsanna Jakab, che ha coinvolto sindaci, politici ed esperti di tutta la regione europea, compresa l’Italia, e guiderà la prossima fase della rete europea delle città sane dell’OMS. La nuova fase inizierà nel gennaio 2019 ed é pienamente in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. L’importante delegazione italiana presente al Summit ha incluso il Vice Presidente della Rete delle Città Sane Italiane dell’OMS ed ex Sindaco di Udine, Furio Honsell.

Dall’1 al 4 ottobre di quest’anno, alla Conferenza internazionale delle città sane che si terrà a Belfast, si concluderà l’attuale fase di lavoro per la Rete e saranno celebrati i 30 anni dalla sua costituzione. Sarà anticipato il contenuto della fase successiva che ha l’obiettivo di enfatizzare il concetto di leadership politica per la salute e il benessere a livello cittadino e la coerenza tra livello cittadino, livello nazionale e governance a livello internazionale, a partire da gennaio 2019.

Sempre in ottobre, in Kazakhstan, si terrà una conferenza in occasione del 40esimo anniversario dell’adozione della Dichiarazione di Alma Ata del 1978. L’importanza del Documento, adottato alle origini delle Città Sane dell’OMS, sarà riconosciuta attraverso una dichiarazione delle città a sostegno della stessa e una discussione sull’espansione della Rete nelle aree dell’Europa orientale e dell’Asia centrale della Regione Europea dell’OMS.

La rete delle città sane dell’OMS vanta 30 anni di esperienza nel tradurre la politica regionale in azioni a livello locale e nella costruzione di forti partnership locali per promuovere la salute e il benessere. Le sfide per la salute che affliggono la Regione europea sono numerose e interconnesse in un complesso processo globale: la necessità di coinvolgere e rafforzare il lavoro a livello locale è fondamentale per affrontare con successo queste sfide e raggiungere gli obiettivi globali.

 

I Sindaci protagonisti di una nuova stagione di politica urbana per la salute e il benessere

di Roberto Pella, Vicepresidente vicario ANCI e membro Comitato delle Regioni UE

L’ANCI, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, rivolge una forte attenzione ai temi della salute nelle città e alla valorizzazione delle buone pratiche nei contesti territoriali del Paese, sia nell’ottica di monitorare gli effetti positivi delle politiche intraprese sui cittadini sia nell’ambizione di dare vita a sistemi di relazione, pur complessi, con tutti i soggetti e la competenze attive sul tema. Il ruolo del Comune evidentemente si differenzia da quello degli enti che presidiano e gestiscono il sistema sanitario e si concentra sulla promozione e valorizzazione di azioni sostenibili ed eque per la salute, per il benessere e per la qualità di vita dei cittadini, con la consapevolezza di agire un in sistema fortemente antropizzato e interrelato a dinamiche estese per lo meno a tutte le regioni europee.
Per questa ragione, all’interno del Comitato delle Regioni dell’UE, molto presente e propositivo è il dibattito sulla salute dei cittadini europei e sull’adozione di proposte per il Parlamento e la Commissione, oltre che il dialogo con tutti gli organismi internazionali coinvolti, per il più ampio impatto possibile a livello locale di una politica europea attenta e recettiva rispetto alle istanze che provengono dagli Amministratori locali d’Europa. Ne è testimonianza il parere d’iniziativa, di cui sono stato Relatore, adottato, ad ampissima maggioranza, a maggio 2017 sulla “Salute nelle città: bene comune”, che ha contribuito considerevolmente a saldare le relazioni con l’OMS poste in essere dal Memorandum of Understanding siglato a novembre 2016 con il Comitato delle Regioni stesso.

È sulla base di questi presupposti che sono stato invitato a partecipare, insieme ad altri sindaci e personalità politiche mondiali, al Summit dei Sindaci di Copenhagen, a febbraio scorso, rappresentando, nel mio intervento, i contenuti del modello italiano e della visione del Comitato delle Regioni dell’UE.

La via italiana che, grazie alla collaborazione con l’Health City Institute, stiamo implementando progetta una città del benessere non tanto come una città che abbia raggiunto un particolare status di salute complessiva, ma piuttosto come una città che assume il tema della salute pubblica e individuale in modo esplicito e consapevole, continuamente lavorando per costruire un sistema ambientale e di relazioni che possa offrire opportunità a tutti i cittadini per essere fisicamente attivi nella vita quotidiana (quindi con una particolare attenzione al movimento e allo sport non agonistico, con progetti dedicati all’educazione scolastica e all’invecchiamento attivo) e per essere attenti al benessere psicofisico in tutte le età della vita, ciascuno secondo le modlaità che meglio si adattano alla propria condizione fisica e psichica.
Tale visione, condivisa e adottata all’interno del Comitato, può consentire ai cittadini di vivere meglio e contemporaneamente può sviluppare risparmi sistematici sulla spesa sanitaria, proprio in termini di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, da reinvestire in progetti di diffusione di stili di vita sani e di promozione delle qualità del territorio che li possono facilitare. E un lavoro basato su questi presupposti necessita di interventi a breve termine, con iniziative di promozione e strumenti di comunicazione e rendicontazione dedicati, ma anche di azioni a lungo termine – ben al di là delle scadenze amministrative di una singola tornata elettorale – che perciò richiedono l’apporto degli enti di ricerca e di cura presenti sul territorio, a partire dall’Università, per arrivare a tutti gli enti e i soggetti pubblici e privati disponibili a rendere significativo e ampio il sistema territoriale.

È questa la richiesta di fondo che, una volta di più, è stata posta dall’OMS in occasione del Summit dei Sindaci di Copenhagen e dell’adozione del Consensus: provare a interpretare il presente per poter proporre progetti e azioni che rientrino in una visione di città che tenga aperto il futuro per tutti, per una nuova stagione di protagonismo dei Sindaci, della dimensione locale e della sua fondamentale importanza.