Rimini Wellness City

Intervista al Sindaco Andrea Gnassi, Comune di Rimini

Il percorso identitario che ha attraversato la sua città nel tempo evidenzia una forte volontà politica di fare della promozione della salute una strategia di sviluppo per Rimini, non solo dal punto di vista della sostenibilità bensì anche della ricchezza e dell’attrattività che il Comune può esercitare, quali gli obiettivi raggiunti e le prossime mete da raggiungere?

Va fatta una premessa, necessaria. Quarant’anni fa vendevamo ombra. Trent’anni fa il divertimento giovanile. Poi una vacanza a misura di famiglia. Domani il benessere: il nostro petrolio, la ‘materia’ che ci consentirà di risintonizzarci con il meglio che c’è in Europa e nel mondo. Per Rimini è quasi un ‘ritorno al futuro’ visto che la fondazione del primo stabilimento balneare, nel 1843, era strettamente collegato alla virtù terapeutiche dei bagni di mare. Ancora oggi la spiaggia e l’acqua di mare sono i tesori attorno ai quali Rimini sa costruire un’offerta che non ha eguali in Italia, capace di intercettare le nuove dinamiche di consumo del tempo libero, le nuove modalità di vivere la vacanza dall’alba al tramonto: benessere diffuso, accoglienza, wellness, termale, rinaturalizzazione, ristorazione, eventi, in una giornata ‘lunga’ in cui è lo scenario marino a fare la differenza rispetto ai luoghi di ritrovo in una grande città. La nostra grande sfida è la qualità del vivere a Rimini e stiamo correndo verso questo obiettivo immettendo qualità nei nostri programmi di riqualificazione urbana e ambientale diffusa. In questa visione si inseriscono le tre azioni più ambiziose, in fase avanzata di realizzazione: 1) il Piano di salvaguardia della balneazione (PSBO), la più grande opera di risanamento ambientale oggi in corso nel Paese, con i suoi 200 milioni di euro circa investiti nella depurazione e nel rifacimento della rete fognaria; 2) il Parco del Mare, la rigenerazione del waterfront trasformato da corsia stradale nella più grande palestra a cielo aperto d’Europa, 13 chilometri di piste ciclabili, percorsi pedonali, parchi, stazioni del benessere per un investimento pubblico e privato di oltre 250 milioni di euro; 3) il recupero e la restituzione di funzioni ai contenitori culturali del centro storico, bilanciando la storica frattura tra zona mare e area centrale della città e in questo modo imboccando radicalmente la strada della vacanza aperta 12 mesi all’anno e non solo ristretta alla fascia primaverile/estiva. Ci siamo dati una scadenza, che il 2020. Entro quella data questi interventi, che è bene specificare sono sinergici e si motivano l’uno con l’altro, avranno il loro completamento e saranno a disposizione quotidianamente di chi vive e chi viene a Rimini

Nell’ambito dell’urban health, oggi la medicina sembra rivolgersi alla collaborazione di pianificatori-urbanisti, sociologi, esperti di sport e alimentazione… Ritiene utile la partecipazione di altre competenze professionali, oltre quelle medico-sanitarie, per lo studio e l’analisi dello stato di benessere e di salute di una città? E come immagina l’apporto dei Cittadini stessi alla sua definizione?

Non solo lo ritengo indispensabile ma posso affermare che la sfida ambiziosa chiamata Parco del Mare già nella sua fase progettuale è stata innervata da competenze oltre l’urbanistica. Io dico spesso che Rimini non produce tondini di ferro o ceramiche: il nostro prodotto è immateriale. Sono brutale: noi vendiamo sorrisi e benessere. L’accoglienza è la cosa che ci viene meglio e il sentirsi accolto credo sia la fase iniziale di ogni azione positiva tendente alla qualità della vita. La riqualificazione e la rigenerazione urbana non dipendono allora esclusivamente da un nuovo arredo, da un’esperienza tattile; c’è una componente immateriale altrettanto decisiva per far sì che l’azione, l’intervento non termini la sua influenza con i suoi confini fisici ma si trasformi nel vero volano e moltiplicatore degli effetti dell’intervento stesso. In tal senso, sul programma del parco del Mare sono direttamente coinvolte l’Università di Bologna, l’Ausl Romagna e alcune aziende private leader mondiali del settore wellness. Noi, a Rimini, non vogliamo solo riqualificare un luogo ma riempire quello spazio rigenerato di contenuti, occasioni, relazioni, informazioni che facciano vivere un’esperienza completa, anche di protezione e tutela, a chi ad esempio si mette in scarpette e calzoncini per fare jogging davanti al mare. Questa esigenza di andare oltre il dato materiale ci viene da alcune esperienze innovative compiute in alcuni paesi europei ma anche dalla condivisione e dalla costruzione di questi progetti con le comunità e con i cittadini. Alcuni dei programmi più sfidanti che abbiamo messo in campo sono il frutto del lavoro di confronto con le persone, le categorie economiche e gli operatori socioeconomici di quella parte di città. Penso ad esempio al Bando Periferie che per Rimini significa la riqualificazione dell’intera area nord in chiave turistica. Anche se forse è meglio non andare oltre su questo argomento, viste e considerate le ultime incredibili evoluzioni….

Gli stili di vita sani cominciano dai bambini. A partire dalla scuola, come la politica e l’amministrazione locale possono, a suo avviso, concretamente agire per influenzare positivamente le abitudini e i comportamenti dei propri cittadini?

Innanzitutto vanno restituiti ai cittadini, dagli 0 ai 120 anni, i luoghi e gli spazi della loro quotidianità. Io credo molto al concetto di ‘bellezza che richiama bellezza’. Il degrado è un veleno letale che entra in circolo non solo negli occhi, ma nel cuore e nel cervello di chi abita quei luoghi, ne è acceleratore di spaesamento e di sfiducia. E’ chiaro, il tema dell’educazione civica nel senso più ampio del termine che passa attraverso la scuola non può essere affrontato dalla pubblica amministrazione solo con convegni. Stupirsi positivamente nella quotidianità, avere di fronte tutti i giorni un paesaggio stimolante, in cui la meraviglia, il rispetto verso la propria storia fuso con l’innovazione, invadono la tua skyline, è senza dubbio la chiave per suggerire e ‘influenzare’ comportamenti più sani. Si inserisce qui la strategia degli interventi in atto a Rimini: la loro integrazione, il loro rifuggire la logica dell’estemporaneità e dello spot isolato, sono condizione metodologica per obiettivi più profondi e incisivi di una riqualificazione e stop.

Una delle questioni più rilevanti per le città italiane sono oggi le periferie e le aree degradate: come pensa che sapremo gestire la loro riconnessione con i punti nevralgici e più vitali del centro città? Qual è il valore aggiunto che la loro riqualificazione può apportare?

Beh, al solo sentire la parola ‘periferie’ mi viene in questi giorni l’orticaria. Lascio perdere tutta la questione legata al bando, ai finanziamenti già concessi e poi sospesi…non mi voglia fare sangue amaro. Dico solo che attendo ancora per poco e poi procedo con tutto ciò che possa salvaguardare i diritti di Rimini e i suoi 18 milioni di euro di finanziamento già concessi, sottoscritti, pubblicati in gazzetta Ufficiale. Torno però sul discorso generale: quello di avere una città compatta, capace di superare le sue storiche fratture (collina/pianura, mare/centro) è la filosofia di fondo del Piano strategico del Comune di Rimini da cui si irraggiano tutti gli interventi sull’hardware prima accennati. La stessa realizzazione della Bicipolitana, un percorso ciclabile integrato che tocca ogni parte del territorio comunale riminese, ha una funzione pratica e una fortemente simbolica.