Si può dire che la disinformazione è il vero “untore” di questa pandemia dell’anno bisestile 2020, cominciata nel 2019 ma aggravata da fake e bufale solo dal 2020. E, non essendoci vaccini di mezzo, per ora i no vax sono silenziosi. Ma è questa realmente la pandemia che resterà nella storia per la prima grave infezione collaterale l’infodemia, sindrome infettiva che finalmente ha agitato l’Organizzazione mondiale della salute (Oms). I vertici mondiali della salute pubblica ne hanno parlato anche nelle conferenze stampa, mettendo in guardia, a partire dallo scorso 2 febbraio, su questo virus che continua a “contagiare” la Rete mentre Covid-19 infetta le persone. C’è anche l’animale di riferimento tramite il quale il virus ha fatto il salto di specie: la bufala. Traducibile in informazioni a volte frammentarie e non verificate, soprattutto sui social media, in disinformazioni, in contraddizioni poi messe in evidenza artatamente dai pericolosi “untori” che contribuiscono a creare una cortina di fumo attorno all’epidemia di coronavirus. L’infodemia, che forse sarebbe meglio chiamare disinfodemia, è una sindrome ad alto potenziale infettivo. L’Oms sta investendo per contrastarla, per “curare” la rete e alcune testate scientifiche internazionali, come Live Science, tentano di fare chiarezza su alcuni punti ormai acclarati che è bene conoscere per evitare la disinformazione. Eccone alcuni.

Il video della blogger che si mangia con gusto un pipistrello non ha nulla a che fare con l’epidemia, visto che è stato girato alcuni anni fa in un’isola dell’Oceano Pacifico; così come sono fasulli molti dei video che circolano in rete, per esempio quello dell’infermiera con la mascherina sul volto che non risulta essere una infermiera di Wuhan.

Qualche giorno fa il settimanale scandalistico americano National Enquirer ha titolato a caratteri cubitali: “Trovata finalmente la cura del coronavirus, una pillola miracolosa e alcuni alimenti che stanno in cucina, funzionano”. Tralasciamo le sciocchezze che c’erano scritte, l’italiano Vernacoliere al confronto è meno divertente. Anche riguardo ad alcune notizie made in Italy circolanti sul web, per fortuna non tradotte in altre lingue: “trattenere il respiro per 10 secondi” per capire se si è positivi o “bere ogni quindici minuti” per prevenire Covid-19. Anche i big dei social network sono impegnati in una complicata azione di contrasto verso chi diffonde notizie false e i primi risultati si vedono. Se su Facebook vi imbattete nella foto del soldato americano in fin di vita che sarebbe stato pagato per diffondere il virus in Europa, trovate che la foto è stata sbiadita e sopra c’è la scritta: informazione falsa. Quell’immagine, infatti, è tratta da una scena di The Walking Dead. Gira poi sui social una foto di una lunga fila di bare, in qualche caso appaiata alla foto di cittadini in giro per i Navigli a Milano. Non è chiaro se la passeggiata sia di questi giorni, ma la foto delle bare non è di Bergamo, ma della strage di migranti di Lampedusa del 2013. Un falso creato ad hoc. Come un falso pericoloso è che il coronavirus possa essere fermato facendo i gargarismi con acqua calda, aceto e sale. Ci potrebbero essere dei grandi burattinai delle fake in Rete, ma è vero che non avrebbero credito se chi legge avesse gli strumenti per saperle leggere nella loro reale dimensione. E ora, prossimi al primo aprile, aspettiamoci un’ondata di fake peraltro non rispettose del momento tragico che stiamo vivendo.

La battaglia contro le fake news è decisiva e complicata: decisiva perché con la cattiva informazione si genera il panico e si inducono le persone a tenere comportamenti sbagliati.
Troppe informazioni e troppo spesso errate. Torniamo a Live Science e ai primi interventi per contrastare la disinformazione.

“Le mascherine proteggono dal virus”

Le mascherine standard non proteggono dal contagio di Sars-CoV-2. Né il modello “da sala operatoria” né l’antismog N95 possono bloccare del tutto la diffusione del virus, ma possono aiutare le persone infette a non propagarla, filtrando le goccioline di saliva in grado di trasmettere il virus. Di contro, i respiratori N95, avendo un filtro per l’aria, possono rivelarsi barriere più efficaci da utilizzare in ambiente ospedaliero-sanitario, perché aderiscono meglio al viso coprendo naso e bocca in modo che non passi nulla dai bordi della mascherina. Per usare l’N95 in modo corretto bisogna però controllarne il funzionamento ogni volta che viene indossato.

“Ci sono meno probabilità di contrarre l’influenza”

Non necessariamente. La capacità di diffusione del coronavirus è calcolata in base al valore riproduttivo R0 che esprime il numero di persone che possono essere contagiate da un unico paziente infetto. L’R0 di Sars-CoV-2, il virus che causa Covid-19, è stimato su circa 2,2, mentre l’influenza si attesta su 1,3. Inoltre, se per Sars-CoV-2 non esiste ancora un vaccino, quello anti influenzale già aiuta invece a prevenire l’epidemia stagionale, anche se non blocca al 100% i ceppi virali in circolazione.

“Il virus è un ceppo mutato dell’influenza”

Falso. Il coronavirus è una famiglia allargata di virus in grado di trasmettere varie malattie. Sars-CoV-2 mostra alcune somiglianze con altri virus, quattro dei quali possono causare normali raffreddori. Al microscopio i cinque virus mostrano una conformazione simile, che sfrutta le proteine dalla stessa forma “appuntita” per infettare le cellule umane. Inoltre, il nuovo coronavirus Sars-CoV-2 appartiene alla stessa famiglia di virus della Sindrome Respiratoria Acuta Grave (Sars) ma non è lo stesso virus. Le prove scientifiche suggeriscono che il nuovo coronavirus è stato trasmesso da un animale (il pangolino) all’uomo. Allo stesso modo, il virus Sars è passato dai pipistrelli agli zibetti (piccoli mammiferi notturni) per poi passare alle persone. Mentre il Mers si è trasmesso dal cammello all’uomo.

“Il coronavirus è stato creato in laboratorio”

Non esiste alcuna evidenza scientifica a riprova che il coronavirus Sars-CoV-2 sia stato creato dall’uomo. Tra l’altro Sars-CoV-2 ricorda da vicino altri due coronavirus che hanno scatenato epidemie negli ultimi decenni, Sars-CoV e Mers-CoV: tutti e tre i virus sembrano aver avuto origine nei pipistrelli. Le caratteristiche di Sars-CoV-2 sono in linea con ciò che sappiamo di altri coronavirus “naturali” che hanno compiuto il “salto” dagli animali alle persone.

“Il contagio è una condanna a morte”

Falso. Nell’81% delle persone contagiate dal coronavirus si è trattato finora di casi lievi di Covid-19, stando ai dati diffusi dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Circa il 13,8% manifesta sintomi gravi come difficoltà respiratorie, o richiede ossigeno supplementare, e circa il 4,7% versa in condizioni critiche con sintomi gravi quali insufficienza respiratoria, insufficienza multiorgano o choc settico. I dati finora suggeriscono che solo il 2,3% circa delle persone colpite da Covid-19 muore a causa del virus. Anziani e pazienti in condizioni di salute precarie risultano maggiormente a rischio di sviluppare gravi malattie o complicanze. Non è una condanna a morte, quindi, ma è fondamentale adottare le misure di prevenzione indicate dalle autorità sanitarie locali al fine di contenere la diffusione dell’epidemia.

“Gli animali domestici possono trasmettere il virus”

Secondo quanto confermato dall’Oms, non esiste alcuna evidenza scientifica a riprova che gli animali domestici, quali cani e gatti, possano contrarre il coronavirus Sars-Cov-2 né tantomeno trasmetterlo all’uomo. “Si consiglia però di lavarsi bene le mani con il sapone dopo il contatto con gli animali”, sostiene l’Oms che consiglia di adottare l’abitudine come comune prassi per proteggersi dai batteri come escherichia coli e salmonella, che possono invece essere trasmessi dagli animali all’uomo.

“I bambini non rischiano il contagio”

Falso. I bambini possono essere contagiati da Covid-19, anche se finora le statistiche suggeriscono che hanno meno probabilità di contrarre il virus rispetto agli adulti. Al contrario, nel caso di epidemia influenzale i bambini hanno maggiori probabilità di essere colpiti rispetto agli adulti.

“Se vieni contagiato, te ne accorgi”

Non è detto. Covid-19 può provocare una serie di sintomi, molti dei quali riferiti anche ad altre malattie respiratorie come l’influenza e il raffreddore comune. In particolare, i sintomi più comuni dell’epidemia da Sars-CoV-2 includono febbre, tosse e difficoltà respiratorie, mentre i più rari comprendono vertigini, nausea, vomito e naso che cola. Nei casi più gravi, la malattia può evolversi in una grave malattia simile alla polmonite, ma all’inizio le persone infette potrebbero anche non mostrare alcun sintomo. Di recente sono stati inclusi tra i sintomi la perdita di gusto e olfatto che sembrano sintomi specifici di Covid-19

“Il coronavirus è meno letale dell’influenza”

Finora sembra che Sars-CoV-2 sia più letale dell’influenza. Tuttavia, c’è ancora molta incertezza sul tasso di mortalità del virus. Secondo il Cdc, negli Usa l’influenza stagionale in media ha un tasso di mortalità di circa lo 0,1%, che quest’anno è stimato su circa lo 0,05% tra i pazienti che hanno contratto il virus influenzale. Mentre i recenti dati su Covid-19 suggeriscono che il tasso di letalità di Sars-CoV-2 è in media di 40 volte superiore, ossia del 4,5%. Il tasso di mortalità varia in base all’età e allo stato di salute del paziente. Infine, va considerato il fatto che il tasso di mortalità calcolato finora potrebbe variare in base al numero dei casi registrati, molti dei quali potrebbero non risultare perché asintomatici.

“Non è sicuro ricevere pacchi dalla Cina”

Falso. Non c’è alcun rischio contagio legato ai pacchi recapitati dalla Cina. Lo ha confermato l’Oms rassicurando sul fatto che il coronavirus non sopravvive a lungo sulla superficie degli oggetti, come lettere o plichi. Secondo uno studio pubblicato il 6 febbraio sul Journal of Hospital Infection, Sars-Cov-2 può resistere su metallo, plastica o vetro fino a un massimo di 9 giorni. Ma non è detto che sia vitale, perché un virus per restare vitale ha bisogno di una combinazione di fattori ambientali specifici (temperatura, mancanza di esposizione ai raggi UV, umidità) che nel caso dei pacchi è difficile che si presenti, ha spiegato Amesh A. Adalja del Johns Hopkins Center for Health Security. Il Cdc ha definito “molto basso” il rischio di trasmissione che può avvenire “da prodotti o imballaggi spediti per un periodo di giorni o settimane a temperatura ambiente. Attualmente, non esistono prove a supporto della trasmissione di Covid-19 associato a merci importate”.

Facebook: via le fake news per “rischio danni fisici”

Fortunatamente le principali piattaforme social sembrano voler prendere le giuste contromisure, anche forzando le solite policy dalle maglie troppo larghe. Facebook ha spiegato già un paio di giorni fa in un post sul blog ufficiale che i debunker delle no profit che collaborano con la piattaforma stanno facendo gli straordinari e “continueranno il loro lavoro di revisione dei contenuti per smentire le false notizie che si stanno diffondendo”. Non solo, come sempre accade, le panzane saranno limitate nella loro circolazione sul social di Menlo Park, ma stavolta saranno rimosse senza pensarci troppo, comprese quelle che presentano “teorie cospirazioniste” che potrebbero mettere in pericolo chi dovesse crederci.

Twitter, YouTube e TikTok

Twitter, dove nelle ultime quattro settimane si sono contati oltre 15 milioni di post sull’argomento, sembra invece procedere in modo più mirato. Il social guidato da Jack Dorsey ha per esempio sospeso l’account del blog Zero Hedge per aver diffuso la panzana delle panzane, quella del virus programmato da un laboratorio cinese in stile “Virus letale”, ripreso anche da diverse testate italiane prendendo di mira uno specifico scienziato locale. Ma secondo quanto confermato all’agenzia Reuters, YouTube, Reddit e la stessa Twitter non considerano per il momento la diffusione di informazioni inaccurate sulla salute come una violazione delle loro condizioni d’uso. Si limiteranno, come fa Facebook di solito, a fornire più rilevanza a contenuti istituzionali o garantiti e a informare gli utenti su quanto è stato smentito. Negli Usa Twitter, ad esempio, dirige gli utenti che cerchino “coronavirus” e parole simili al sito del Centers for Disease Control and Prevention (ma nulla di simile avviene nella versione italiana). E ha comunicato di non aver per ora individuato campagne coordinate che puntino a speculare sull’emergenza. Il cinese TikTok ha aggiunto un riferimento all’Oms per chi cerchi #coronavirus nella versione inglese, nulla in italiano. Mentre Pinterest sta invece rimuovendo proattivamente i contenuti falsi sull’argomento. YouTube appare la meno attiva: sostiene di mostrare preview di articoli e un avviso sulla volatilità dei fatti d’attualità.

 

Le fake news sul coronavirus

L’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms) ha diffuso un report per fare chiarezza sul coronavirus 2019-nCoV: l’eccesso di informazioni reperibili in rete, infatti, possono generare confusione e creare inutili allarmismi. Ecco allora quali sono le principali fake news smontate dall’Oms.

 

  • Il virus non è stato creato dalle case farmaceutiche per vendere i vaccini

Al momento, infatti, non esiste ancora nessun vaccino per difendersi dal virus. I complottisti parlano di un brevetto che lo riguarda, ma non sanno che questo si riferisce a coronavirus precedenti, diversi da quello attuale.

 

  • Il virus non è stato creato in un laboratorio del governo cinese


Ad un certo punto qualcuno ha avanzato l’ipotesi di un contagio avvenuto in un laboratorio segreto del governo cinese, che poi si sarebbe diffuso anche all’esterno. A Wuhan esiste un laboratorio, ma non è segreto e inoltre il coronavirus non ha una mortalità  equiparabile a quella delle armi batteriologiche. L’origine naturale al momento è l’ipotesi più accreditata nel mondo scientifico.

 

  • Il coronavirus non è pericoloso come la peste o il colera


Il virus viene gestito come una malattia di classe A, equiparabile alla peste o al colera, ma questo non riguarda la sua pericolosità, che non è paragonabile alle malattie precedenti.

 

  • I migranti che arrivano in Italia non portano il coronavirus


Non c’è nessuna prova che gli sbarchi abbiano qualcosa a che vedere con la diffusione del virus. Inoltre, tutti i migranti venivano sottoposti a controlli rigorosi al loro arrivo anche prima della diffusione del coronavirus.

 

  • Non si combatte il coronavirus con metodi casalinghi


Si è diffusa la voce che aglio, olio di sesamo o soluzioni saline possano allontanare il virus. Falso: l’unica prevenzione possibile riguarda la riduzione dei contatti con persone malate o con il loro ambiente, e anche con gli animali selvatici o di fattoria. In genere, è buona norma lavarsi sempre le mani

  • Non bisogna evitare i cinesi e i ristoranti cinesi


Il contagio non avviene attraverso il cibo ma per via respiratoria. Inoltre, anche un italiano può aver contratto il virus in viaggio, mentre una persona cinese potrebbe non essere mai stata in Cina, o non andarci da anni.

 

  • Il virus non passa dagli animali domestici

Non ci sono prove che il contagio possa accadere con gli animali domestici.

 

  • Lettere e pacchi dalla Cina non sono pericolosi

Anche se le superfici dovessero essere venute a contatto con il virus, il tempo che passa durante il viaggio è sufficiente per scongiurare il rischio di un contagio.

 

  • Attenzione alle foto e ai video falsi

Sono circolati molti video e foto falsi: alcuni, ad esempio, ritraggono persone dai tratti orientali che perdono i sensi per strada. I fact-checker hanno smontato la bufala: si trattava di persone ubriache, e non malate. Quindi meglio controllare e soprattutto mantenere la calma.